La vita è tutta 'na rota
M'hanno criticato pe’ l’accento romanesco, però io penso che sia mejo parlà un ber dialetto che un italiano puro, ma scoretto. Dico… nun sarebbe mejo se tutti quanti tornassimo a parlare la lingua origginale, che c’appartiene dar natale der nostro concepimento? Immaggina che storia... Ahi voja a ride a crepapelle dentr’ ar Quirinale, ne sentiremmo davero delle belle! E poi, nun ce se capirebbe più gnente a sentì parlà ‘nsieme certa gente: chi sardo, chi napoletano, chi siculo, abbruzzese e chi bburino… sai come s’embrojerebbero dentr ‘ar Parlamento? Sarebbe proprio ‘n ber casino! Ma, voi mette? Poté mannà a quer paese de rimpetto, senza tanti comprimenti, chi ce sta sur gargarozzo, mettennoce davero tutti i sentimenti! Ah e che soddisfazzione sarebbe, nun capicce ‘na parola de li discorsi de tutti quei magnacci che ce vonno dà la sòla! "Ma che state a dì ?" "j’arisponnerèi- "V'ho detto: nun ve impicciate dell'affari miei!" E invece dovesse sorbì tutte ‘ste scemenze, quanno a la pora gente pura l’eco j’arimbomba, ‘che nun c’ha più gnente da spartisse, dentr a le credenze. Adesso che nun c’avemo manco più l’occhi pe’ piagne, ahivoja a fa’ ciambelle fritte e a magnà brodi de castagne! Per questo io istituirei ‘na legge nazzionale, che chi vole parlà ‘a da parlà papale e no fasse bello co’ tutte ste stronzate -e scusate se so’ volgare, ma ner dialetto ‘na parolaccia nun ce sta mica male- de chi a Natale finge de pentisse e se confessa de le bucje ‘nventate, facendo penitenza a reti unificate. Me piacerebbe da risentì er toscano originale con la “c” aspirata e senza cadenza nazzionale. Come sarebbe bello poi fare all'amore accarezzandose l’orecchie co’ le lusinghe romagnole! Dasse appuntamento, chi de un modo e chi de ‘nartro, senza mai capisse e mai ‘ncontrasse, pe’ dové capì, che a vorte, sarebbe mejo proprio che nun ce se parlasse! Ecco e poi me vojo toje proprio ‘na soddisfazione e dije a quer cojone impreciuttito che s’è permesso de ‘nsurtamme pe’ la romana provenienza, che non c’è mijor decenza d’esse nati e cresciuti con l’orgojo reggionale e portà avanti l’accojenza con animo gioviale, che fa’ i gradassi e dasse tanta ‘mportanza, dando man fforte a chi te vo’ riempì la panza. E mo’ cari amici ‘bbisogna che ve saluto. Tanti auguri, siate felici e nun pensate a quer cornuto - nun chiedeteme chi è perchè per monno è pieno - che ha magnato, che ha bbevuto, se la gode, ed è sereno... Che tanto, come se dice? “La vita è tutta ‘na rota”. E allora vorà dì che aspetteremo... Ariverà ‘na vorta- dico io- che se potrà vive atolli e ‘n santa pace, ringrazziand’ Iddio!
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26-11-2013 | Meloni Valentina |
Precisazione l'ultimo verso è monco di una lettera, il verso completo è questo: "Satolli e ‘n santa pace, ringrazziand’ Iddio!" Poi vorrei anche aggiungere la "traduzione" completa se si potesse nel commento (non riesco a farlo) TRADUZIONE: La vita è tutta una ruota Mi hanno criticato per l’accento romanesco, eppure penso che sia meglio parlare un bel dialetto che un italiano corretto nella forma ma scorretto nella sostanza. Io credo che sarebbe meglio se tutti quanti tornassimo a parlare la lingua dialettale che ci appartiene per diritto di nascita da più generazioni. Immagina cosa potrebbe accadere… Ci sarebbe da ridere nel palazzo del Quirinale a sentire (linguaggi) di ogni genere! E poi non si capirebbe più nulla ascoltando conversare insieme persone di diversa provenienza: chi sardo, chi napoletano, chi siculo, chi abruzzese, chi burino , non riuscirebbero a comprendersi tra di loro in Parlamento, ci sarebbe una grandissima confusione! Immagina però, il vantaggio di poter mandare a quel paese direttamente e senza far tanti giri di parole , chi ci sta antipatico, mettendoci davvero tutta la foga. E che soddisfazione sarebbe non capire una parola di ciò che dicono tutti quei mangiapane a tradimento che vogliono imbrogliarci! “Cosa dite?” "risponderei - “Non impicciatevi degli affari miei”. E invece dover ascoltare tante di quelle scemenze senza senso, in un momento in cui la gente sente solo il suono delle credenze vuote. Adesso che non abbiamo neanche più gli occhi per piangere avremo un bel da fare a vendere ciambelle fritte e mangiare zuppa di castagne ! Per questo motivo istituirei una legge nazionale che obblighi chi vuole parlare a essere sincero, e non farsi bello agli occhi altrui con chiacchiere e promesse vuote-e scusate la volgarità, ma nel dialetto qualche parolaccia ci sta- di chi a Natale fa pubblica confessione dei propri peccati , senza pentirsi davvero. Mi piacerebbe riascoltare il dialetto toscano originale, con la “c” aspirata e con la sua tradizionale cadenza. Come sarebbe bello poi fare l’amore sentendosi accarezzare le orecchie dai vezzeggiativi romagnoli! Darsi l’appuntamento chi in una lingua chi in un'altra, senza riuscire mai a capirsi e ad incontrarsi, per comprendere, che a volte, sarebbe molto meglio che non ci si parlasse per niente! Adesso voglio togliermi una soddisfazione: dire a quello stupido ignorante che somiglia ad un prosciutto appeso a stagionare, e che si è permesso di insultarmi per le mie origini romane, che non esiste attitudine migliore, di crescere con l’orgoglio per la propria regione di appartenenza e accogliere gli altri genuinamente con le proprie tradizioni, che darsi tante arie spalleggiando e facendo inchini a chi vuole riempirti la pancia per avere qualcosa in cambio. E adesso cari amici, è arrivato il tempo di salutarvi. Tanti auguri per il futuro, siate felici e non crucciatevi per quell’uomo degno di poco rispetto- non chiedetemi chi è, ce ne sono tanti!- che con la pancia piena , se la gode e non ha alcun pensiero…Perché tanto, sapete come si dice? La vita gira come una ruota. E dunque basterà attendere che arrivi anche il nostro momento di vivere in pace e in abbondanza, se il Signore lo vorrà. Si può provvedere? Grazie alla redazione e scusate |
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26-11-2013 | Meloni Valentina | L'incomprensione nell'ironia è sempre uno dei maggiori rischi che si corrono usandola, ma la satira non corre questo rischio a meno che non sia riconosciuta tale. Mi piacerebbe leggere satire appassionate e calorose come accadeva agli albori di questa forma letteraria, ma il mio intento era principalmente criticare l'incomprensione di linguaggi entro un comune linguaggio fatto di diverse provenienze... Denunciare la classe politica di corruzione certo, ma non è che i corrotti risiedano solo a Roma...grazie a Dio (o per sfortuna nostra) la corruzione è un'attitudine più che unificata e nazionale, potrei anche dire internazionale... | |
22-11-2013 | Vieni Rita | Simpatico eloquio, ma al Parlamento ognuno parla la sua lingua, ognuno si comporta come a casa sua. Naturalmente amministrando anche cose di casa nostra. | |
21-11-2013 | Meloni Valentina | Ringrazio per aver apprezzato un componimento nella mia lingua natale, bello vedere che è "arrivata" anche senza la traduzione (che non sono riuscita a mettere nel commento)...è un'arringa in difesa dei dialetti, della nostra multiculturalità che è gran ricchezza ed è anche uno sfogo che rappresenta l'anima dei Romani e in parte anche il loro pensiero... | |
21-11-2013 | Redazione Oceano | Fantastico il dialetto romanesco! Un monologo degno del palcoscenico, un fatalismo che fa parte del nostro essere italiani. |