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Scrivo tanto, scrivo sempre,
spargo parole ovunque,
le vedo rincorrersi nell'azzurro del cielo,
catapultarsi sulle nuvole, poi
tuffarsi giù nel vuoto,
planare fino a qui dove sono io,
fare un girotondo intorno al cuore.
Se  cerco di acchiapparle scappano tutte quante,
si lasciano scivolare su di un figlio bianco,
ordinate come tante scolare diligenti,
ognuna con il proprio significato.
Tutte insieme esprimono desideri,
raccontano sogni e stati d'animo
in modo netto e chiaro
oppure fanno capolino dietro ad un sottile velo di mistero.
Mi raccontano ciò che sono e ciò che diventare vorrei,
la fatica di esistere e la gioia di vivere,
amori e passioni, affetti e delusioni,
speranze... tante
e questo mio bisogno di imprimerle tutte,
di non tralasciare che nessuna sia perduta
in qualche angolo buio del passato.
Parole vive ma ferme,
sulle quali possono scorrere i miei occhi
ogni volta che le voglio ritrovare genuine e pure
come sono sbocciate dalla mente.
Non c'é niente che posso fare per impedire loro di sgorgare,
sono la mia cura e la mia malattia,
attimi di distensione, momenti di passione sviscerata,
traduzione scritta del mio vivere quotiiano,
del mio anelito a raggiungere un'altra dimensione.
Mi prendono per mano e mi trascinano dinanzi a loro
e leggendole, con stupore,
mi svelano cosa c'é dentro al mio cuore.