Ciao ciao ballerina
Avevo dieci anni, e non sapevo per quale motivo, qualcuno avesse deciso per me che dovevo andare in colonia, mi feriva questo allontanamento da casa; la cosa peggiore, fu il taglio dei miei lunghi capelli biondi, caddero a terra come oro sottopagato e mi sentii privata persino della mia femminilità, erano il mio vanto... non piansi, ma mi rattristai e mi chiusi in un mutismo. In colonia al mare di Loano, non familiarizzavo con nessuno, restavo sempre in disparte, un giorno la signorina che ci seguiva, volle scuotermi.... così iniziò a spronarmi, voleva che partecipassi alle attività di gruppo di teatro, di canto, ma rispondevo sempre che non m'interessava nulla; finchè un giorno non mi scappò di dirle che forse amavo danzare... non le sembrò vero! mi procurò un lettore con una cassetta di musica classica, mi lasciò sola e mi diede una settimana per preparare un balletto in onore del preside che da lì a poco sarebbe venuto a farci visita. Da sola, durante la ricreazione mi appartavo in un angolo circondato da tre alberi gli unici spettatori, che sulle note del Dottor Zivago mi vedevano preparare, mi muovevo come una farfalla dolcissima, non c'era una vera coreografia, c'era un trasmettere sensazioni di libertà e di leggiadria, la musica, la danza mi trasportava in un mondo senza dimensione e potevo esprimermi, come se nessuno stesse lì a guardarmi, c'ero io, le note e la mia anima.... Venne finalmente il giorno dell'accoglienza al preside, fui presentata e quasi lanciata, in mezzo al grande cen- tro del giardino della colonia, mentre un grande fuoco colorava il cielo, io mi librai come se nessuno fosse lì, e volai come un cigno, armoniosamente... quando la musica finì, un lunghissimo applauso accompagno il mio inchi- no... ero felice, tanto felice! ed emozionata! All'indomani, in mensa, premiarono la mia esibizione, con una stecca di cioccolata; gli altri ragazzini inizia- vano a tenermi in considerazione, mi parlavano, si complimentavano, successivamente accadde ancora, ed io venivo sempre presentata, come la ballerina della colonia, mi ero abituata, iniziava a piacermi questa noto- rietà... Le due settimane sembrarono meno lunghe, il mio mutismo era stato abbattuto dall'arte della danza. Arrivò il giorno in cui dovemmo fare ritorno a casa, i miei genitori mentre mi salutarono, restarono stupiti nel vedermi trasformata: più alta, più magra, più bella, così abbronzata... e con tanti, tantissimi amici che mi salutavano allegramente dicendo: "ciao ciao Ballerina"! L'anatroccolo lontano da casa, era diventato un cigno.
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