Polvere del tempo
Decantar dentro la bottiglia di quel vino aspro paradiso cacciato passato da realtà identiche macchina del tempo a richiamar gemiti in piccole follie su tracce limitate immortali scie su sfumature opache s'intrecciano in volanti voragini Che uomo eri ai miei occhi... forte robusto altereo non potei mai abbracciarti ne baciarti ti ammiravo dal basso della mia statura Ero innamorata di te... polveri uccisero il tempo catturandone quegli abbracci desiderati in testimoni d'amore di figlia non dimenticherò quel pane tenuto stretto fra le dita inzuppato dentro quel vino rosso ammiravo ogni tuo gesto ero un ombra incompresa perduta non più nitida chiuder gli occhi abbandonarmi all'abbraccio al piacere di coccole un dolore forte ne attanaglia lo spettro su fogli di carta velina sulla cattedra di un insegnante Sai, l'ho fotografata la mia visione testarda come un mulo tentai di tutto ma la porta del tuo cuore era sempre chiusa Crudel rimpianto fragilità di bimba tornar nel ricordo non spento eri grande una roccia freddo come marmo sabbia liscia tracciata di pianto paura sempre di sbagliare Incompresa... raccontar frottole irreali per cancellar la verità non vedevi in me quella pennellata sulla tua tela mancante diventò vuoto grigio quel desiderio.... Sai papà...te lo chiedo ora fammi assaggiare quel pezzettino di pane odoroso dalle tue mani e tienimi sulle ginocchia ed abbracciami forte come non lo hai mai fatto Ti voglio bene nel decantar del vino.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
24-10-2015 | Redazione Oceano | Non c’è brivido più intenso di quello che scende forte nelle pulsazioni delle vene, ritmando il ricordo tronco, l’attesa svanita, il passato chiuso nelle morse degli istanti immodificabili. Eppure sarebbe bastato uno sguardo, un suono, un accenno, a far scuotere le tempie d’amore per non udire ancora quel rimpianto. | |
17-10-2015 | Catania Rosaria |
Triste rimpianto di figlia |