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Asciugan al sole file di lenzuola bianchi
son bianchi lindi e lisi
con dei rappezzi quà e là
usurati da tante lavate
suonano al passo del vento una musica
che si intrinseca malinconia
tra di loro
dandole un ritmo pacato
per non disturbare il vicinato
La campana della vecchia chiesetta rintocca
l'ave Maria
e il piccolo camposanto a un passo dallo sguardo
Tutto intorno c'è
odor di vita e fame
in quel diroccato balconcino
con l'inferriata arrugginita
con quei quattro stracci ad asciugar
sembra vestita a festa
Un quadro antico da appendere alle pareti
di una borgata scomparsa nel passato
viva di sapori
voci di animali, schiamazzi di bambini
fa capolino la vita in ogni angolo nascosta
tra barattoli di latta disposti con cura
dove crescono gli aromi dal basilico alla mentuccia
Quanta luce traspare in quelle casette
fan ristringere il cielo spogliandone il passata
mai esistito in quel rione dimenticato di povertà
 
E poi...e poi...
veder sventolar
come bandiere al vento
quei miseri stracci con l'odor di un vissuto
si copre la tristezza
del sonno in esso sconosciuto
placida la solenne pausa
che nel profondo saggia il pensiero
con la sua perfezione in una preghiera sommessa
ma ha chi dunque
sorridono svegliandosi... loro
 
non vorrebbero veder volar via
ma son ben ancorate al filo che li trattiene
con mollette di legno ben ferme
in un bianco sogno da sposa
La vita è giovane
un alato percorso andato oramai
dentro un racconto di novelle
annebbiato dal fumo di un sigaro
e un film muto bianco e nero
 
Diamogli quiete
al loro non andare e vieni
di foglie morte
e mai stagne
conciate al loro fluire del tempo
rigettiamo l'infeconda luna in un sussurro
volontà o pensiero rammarico
cercano vogliono aspettano muoiono
l'infinito...cosa sarà
Raccoglieranno ancora quei quattro stracci
un po' più logori
per continuare il senso di dignità
che ritrovano in loro