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Cercherò un abbraccio a Venere
e quanto gaudio  
dovrà passarmi addosso 
prima di trovarlo, 
compagno di cammino, 
con gli occhi fissi a guardare
il mio buio di pupille. 
Consumerò l'attesa, la ingannerò,
ottemperando al mio dovere di sentire, 
in versi stesi su carta,
privo di carne umana
a cui versar nell'anima 
un bicchiere del mio cuore. 
Attenderò così fino all'ultima stagione,
urlando in faccia al cielo per capire 
il perchè del mio patire reiterato. 
Sarò un rito da compiere 
soltanto seppellendo la mia carne 
quando anche l'ultima 
più amara pena, 
avrà sfinito l'anima già morta,
lasciando ancora un livido 
a memoria dell'ultima passione 
andata a male. 
Di me resterà, 
dopo il mio trapasso a Luce Eterna, 
il dolce suono dell'Alta Parola 
e tu che leggi del mio umile canto,
parola potrai farne, 
a tua volta, all'altre genti 
che dal mio canto saranno ammaliate.
Così, sarò una luce accesa 
sul fondo sdrucciolevole di pagine 
di storia insanguinate. 
Vivrai di mia memoria
e la coniugherai così,
semplice com'era, 
al mondo futuro,
con animo retto,
cuore gaio e suadente voce
Solo così, 
una tantum  almeno, 
sarò felice di non aver vissuto invano 
questa manciata di giorni 
dalle condizioni d'umore variabili.