In guerra coi ricordi
Faccio guerra coi ricordi andati un po' più indietro del mio passo per riconquistare gli anni col capo canuto ormai perduti. Combatto sul campo impervio dei giorni la penna, possente, mi fa da trincea svelandomi le mosse più efficaci per debellare il dolore. Restano versi queste albe innate, sono tempi remoti, mai vissuti. Me ne sto fermo, a viso nudo, prego parole e lacrime. Sono canti queste infinite attese che piovono dal celo plumbeo vestiti con la voce impastata e sgorgano fluidi dall’anima affranta fino ad irrigare la terra arsa e senza più stagioni. In testa al gruppo d’anni riesumati, c’è un perchè ancora orfano d’una risposta. Intanto, tutto è già accaduto, accade ed accadrà. Io non ho colpa alcuna se queste piaghe le porto, come medaglie, appese in cima al petto. Pago soltanto gli errori miei e quelli della negligenza altrui, a caro prezzo. Vivo, accuso un duro colpo, sono esanime, ma scrivo un requiem palpitante nascosto in un rifugio di memorie cartacee. La vita, ogni tanto, mi chiama alla cassa. Urla d’un tratto più forte la rabbia, il cuore perde fiato e piange sangue amaro, ancora vivo. Eccomi, fato, a volte un po' sleale, vengo; devo pagarti il solito pizzo salato, la taglia stabilita ed affilata che mi pesa sul collo così tanto da stritolarmi la schiena. Lìhai sempre preteso quel denaro sporco, prestatomi da giorni un po' usurai. Eccolo, è tuo, pendilo: è soltanto un contributo spese che verso a beneficio del mondo unicamente per il fatto d’esser vivo.
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