La saggezza di una fanciulla
La bambina sulla riva con la frenesia nei suoi passi acerbi di tristezza, come un faro di scogliera operativo alla salvezza in giorni di buia tempesta, intravede la conchiglia adagiata sulla rena, sollevata nell'animo dal dondolio cullato delle spume. Abbandona all'istante il suo aquilone, con l'impeto del templare nel togliersi il mantello impolverato di disfida e con uno sguardo intriso alle acque, la rilancia a loro fecondando una speranza, risucchiata all'istante nel loro ventre ad esser testo per un canto di sirena. Il nostro amore naufragato per una semplice brezza attende te come genesi, per dare esistenza ai miei giorni e stanco continuo a sperare in ogni anfratto perchè tortuoso è il mio cammino, cercandoti perdutamente nelle bellezze, perchè soltanto li potrei trovare te regina incontrastata di quel regno. Bivacco sotto una rosa che intenerita dal mio mio imprecare alla pioggia a me parsa in una goccia di rugiada, apre la sua porta ai miei graffi per accogliermi, ed è focolare per un mendicante di sogni come me. Si dimena in me una giovane empatia diversa, il risorgere, il ritrovare la vitalità di una fenice, le ali di una rondine di ritorno al ricercare la sua dimora. Pulsano con sangue caldo le emozioni e rianimato di vita comprendo di trovarmi nei petali dei tuoi occhi, grazie al vento che spande il tuo profumo sulla mia pelle, accompagnato dal frinito delle cicale orchestrali di un suono di festa, per il canto giunto da un rigurgito del mare. Grazie fanciulla mia, riprendi il tuo giocare.
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