Lasciatemi in condanna
Spugna e seppia è la mia dicotomia. Assorbo emozioni multicolori, rilascio inchiostro su fogli bianchi e in una veglia canora l'implicito e il sommerso sono nel mio verso. Con l'effigie di poeta, mi ha esiliato dal suolo in condanna lo scherno e il riso dell'uomo acido che tinge in nero il sentimento, ma dimore spalancate di fronde ed astri è il mio rifugio. Quiete e luce dettano il mio respiro, ma certa è l'eclissi di un giorno sul mio volto scuro e con atto ultimo mi trascinerò il silenzio dal firmamento con il graffio di un'unghia sulla seta. Come l'ultima foglia d'autunno, la più bella, la più colorata, planerò sull'aureo mare, ma non liberatemi, non scagionatemi più, chiamatemi nell'eternità poeta. Su flutti tremolanti e belli, con i miei tentacoli in un ricco naufragio bacerò scogli di diamante bianco, privi d'appiglio al disinganno e al pianto della mano acida e aspra, asciugati dalla mia spugna.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
11-11-2013 | Pierro Antonio | Ti ringrazio molto Rita...l'animo sensibile a volte puo' essere deriso, ma non accetterà mai di cambiare sicuro di avere una rivalsa eterna...grazie | |
11-11-2013 | Vieni Rita | Antonio anche questa tua poesia è bellissima. Ti muovi in due direzioni, esamini con la visione attenta del poeta, ti muovi tra flutti spumosi e cupi e approdi e aggrappi su lidi sereni e splendenti. Il dolce e l'amaro, il dolore e la gioia, contrapposti ma uniti in un unica persona. | |
04-10-2013 | Pierro Antonio | vi ringrazio per la menzione | |
04-10-2013 | Redazione Oceano | ..e la dicotomia continua: beato o povero poeta?... Bella la disamina al vate. |