L'albero d'autunno (l'amo ancora)

I tuoi piccioli appesi e traballanti,
in simmetria con il mio amore 
languono similari e muti
nel precoce autunno
in un grembo inerte senza desio.				
Se potessi premere ancora quel labbro
sopra questo petto freddo,
il mio sibillino patire in tormenta  
sul tuo ramo  monco,
in fiore aperto di gemma morirebbe  
la tempera del declino.
Il viso suo di seta non è fungibile
al mio ruvido occhio 
e se le tue foglie erano verdi
come la mia speranza,
cocenti di sole, in giallo tutto si sveste
e di gelosia io mi accartoccio.
L'amore è una scintilla effimera,
ma il mio quotidiano brucia l'aria intera
in una candela dimenticata, 
e se l'ora  lieta dell'usignolo era per noi compagna,
sfumerà  il burlarsi della primavera
nel sogno acromo figlio delle tenebre.
Una radio dimenticata  strilla alla sua parola,
non sente il patimento negli acuti del suo cerchio 
e la mano schiava dell'uggioso, chiude la tenda celeste:
non vi è più brezza, non vi è più ombra,
non c'è più luce sulle tue foglie e sul mio viso.
 
O potessi notte, ti amerei anche senza stelle.
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