L'orizzonte del mare

Con il vento buono ci rivediamo
son forse giunto in paradiso o alle stelle di mano
cadono gioia ed estasi, fin troppo, 
tant'è che il mio debole cuore è impavido
e con artigli graffia il silenzio.
Ancora ci dividono le rive
ma l'acqua non è morta,
è madre di un salmone di carta;
a ritroso riporta le mie lettere
e con la tua lacrima il fiume non straripa.
Riprendi fiato e riproviamoci ancora,
solo così il baro fugge dal tavolo del mio uzzolo
senza più giuoco per la mia ingannevole vita
e l'amor mio è profondo come il mare,
più te ne concedo, più risalgo alla tua luce.
Segui l'acqua giù per la china,  
trascina la bellezza più trasparente,
siamo noi che abbiamo ancora voglia di stupire,
ci toccheremo li', dove le stelle hanno i pugni serrati,
oltre i silenzi del nostro stesso orizzonte.




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