Il mio respiro

Sera, chiudo l'ultima porta del giorno.
Ho dato il mio esaltando la roccia,
quella onesta che non si vela di muschio.
Chiedo solo alla semplicità della brocca
un sorso di purezza
senza smorzare la fiamma 
dove la crosta del pane
si adagia in ricordo del sole crescente.
Chiedo solo poche gocce
per l'albero che mi sostiene
nel campo dell'esistenza
dove amo il mio tempo,
spartito in fascine e gemme sospese,
rimpianti insecchiti e attese di nuove stagioni.
L'abisso ha sempre sete
nonostante risieda l'ombra,
ma il respiro mi tiene alto,
sollevando la spiga dal pianto rugginoso
che si adagia in ricordo di una luna mancante.
E se al mattino ai miei piedi
nascerà un fiore, che la porta si riapra
dove la roccia non si è mai mossa.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
27-09-2014 Pierro Antonio grazie redazione per la menzione e per il commento
27-09-2014 Redazione Oceano La sera intona il suo canto e il giorno chiude gli occhi alla luce.
La metonimia con la sineddoche si uniscono al coro senza macchia e il progressivo armonioso udire al cuore, si adagia al sentimento.
Il seme attecchisce, l’acqua gorgoglia, l’aridità si spacca e il frutto è polpa, è grano, è pane, spezzato al desco dell’onestà.
Il respiro avrà sempre l’ombra al suolo e la luce al sole, nel cielo riproposto al nuovo giorno quando in sé di condotta e fiero muro, ai cocci e ai frantumati sogni, la verità contro l’insidia e la disonestà!
Il tuo respiro nell’analogia fiera che trova il sentiero malgrado il buio.