La nuvola
“Scendi da quella nuvola!” mi ordinò la realtà. Ed io scesi mio malgrado, perché la nuvola era un’alcova perfetta per i miei sogni. Mi ci buttai a capofitto in quella realtà che mi toglieva il fiato e ogni tanto, alzavo lo sguardo lassù, dove la nuvola pareva si allargasse in un sorriso e mi attendesse. La realtà m’inchiodò a terra come un’ancora la nave, costringendomi al presente quasi senza tregua e le rarissime volte che risalii il cielo, mi adagiai sull’ovatta senza fantasia. Troppa stanchezza, troppa fretta per fantasticare e desiderare! Quando compresi che essa mi aveva rubato i sogni, tornai al mio letto di cotone, ne presi due pezzetti e li lavorai finché ottenni due piccoli tappi e con quelli otturai le orecchie. Quando la realtà, perentoria, ordinò di tornare ai miei doveri, dovette urlare così tanto, per farsi sentire, che perse la voce ed io restai sulla nuvola a riprendermi quel che era sempre stato mio.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
07-06-2013 | Terenzi Stefania |
Non si può vivere solo di realtà, si ha bisogno anche di volare! Grazie Redazione. |
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07-06-2013 | Redazione Oceano | La quotidianità uccide i sensi e la fantasia, smorza le energie e sopisce i sentimenti. Ognuno ha bisogno di confezionarsi uno spazio tutto suo, in cui ascoltare i propri silenzi e riappropriarsi della sua interiorità; può chiamarsi isola, scoglio, nuvola, stanza... l'importante è che ci sia quando ne abbiamo bisogno per non morire. |