Metafora in un tramonto 9
Un sole pesante, ambrato, si ormeggia come un vecchio Dio sordo-muto, sulla linea di orizzonte fra cielo e mare. Non è un Dio minore, è solo il volto vivo che ha deciso di scaldarci, come una coperta bagnata sempre troppo fredda. In una folle corsa aerea, spazi e nuvole si intrecciano in un gioco di colori. Sotto, prati di mare con occhi di abisso; ciò che prima era giallo che acceca, adesso diventa ambra che si picchietta d’arancio mentre sbocciano all’orizzonte legni a motore. Il mare sfrangiandosi, si tinge di rosso, come un enorme tappeto orientale e pian piano si incupisce fino al tocco viola; sfumature lilla avanzano e tutto diventa blu, quasi il nero. Fantasmi di pescherecci a dondolo, borbottando, si allungano ombrosi fra le piaghe del mare, specchio che si sfrolla fra i mille riflessi argentei delle onde. Un grappolo rumoroso di gabbiani scodinzolano dietro la bianca scia di questi lenti aratri di mare che, anche nella vuota pesca, seminano frattaglie. Volti.., pezzi fra le rughe; nel delirio dei pensieri vuoti, fra l’atavica fatica dei “sempre giorni” ed il solco delle antiche reti nei mari della Magna Grecia. Le anime non hanno peso e non si possono pescare, ci vorrebbe un Dio per ogni pesce e il vento che soffi in poppa. Le barche si sfiniscono sulle banchine, sembrano vecchi guerrieri passivi e svuotati dall’ennesima rotta confusa. L’eco dei sudari sull’alito caldo di madri, sul desiderio timido di mogli e sui famelici corrosi peccati delle amanti. Il re scarnificato, rozzo di salsedine, si disseta sulla sua donna; finalmente è casa, piccolo tragico santuario della vita. Poi, immiserisce i suoi lenti gesti, ingobbito nel fondo dell’anima con la sola voglia d’esser mare, d’esser l’assurdo spazio che lo copre. Le fredde chiacchierate fra le inutili birre; anche questa volta passerà la notte a cercare nel culo di una bottiglia slanci di morte. Sorte di una linea puttana.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
09-10-2013 | Redazione Oceano | Un mondo dove l’anima è perduta, tra le bellezze che l’uomo ha saputo disprezzare, e un dio addormentato o ucciso. Non vuole essere un’interpretazione della tua poesia Claudio, davvero molto complessa e densa di sfaccettature. |