Amia madre (3)
Sei stata mia madre… ho iniziato ad esistere dentro di te e adesso sono io a conservarti dentro; qui ti riconosco come la mia prima vera lunghezza d’onda dell’essere, fra l’avere e l’apparire. Tu eri mia madre… pezzi di carne consumata sui miei sogni, l’utero che ha spalancato le porte al mio primo vagito, testimone d’esserci. Ti sorprendo spesso come invincibile anima sul mio muro di gomma, come l’invisibile filo di Arianna fra trame e labirinti. Mi ricordo quando sei annegata nel pozzo dell’ansia; sei stata un lucido anticipo alla dipartita, la fine alla mia eccellenza, l’incubo silenzioso di una foglia caduta, l’inerzia di un filo spezzato. Istantaneo il tuo ritorno fetale all’ovile come fulmine che mi ha oscurato con la sua vampa che acceca. Nascere..? Morire..? Chi dei due sta al centro di cosa? Forse la vita è un giocattolo senza fine, colori radicali che si sciolgono oltre i veli del pensare… l’ottica di angoli sparsi. Adesso “sei”, attraverso un nuovo utero che ti ha dato l’eternità e fuori da queste sbarre colorate ti immagino che giaci fra le uova senza guscio.
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02-02-2014 | Redazione Oceano | Una lirica profonda in cui il legame forte che lega il figlio alla madre esplode in tutta la sua forza; due esseri complementari uno all'altro, inscindibili qualunque cosa riservi loro la vita. |