La saggia iniquità del tuo sorriso
In altri tempi era una solitudine che rovinava gli occhi bagnati di una carezza calante, anestetizzata, nella longitudine di un corpo che sonnecchiava languido Oscuro senza lune misurate. Oggi, la solitudine è un'altra, quella di vedermi nella mattina di un lunedì, di torce accese per la vocazione della mia tristezza Tutto è pieno di vuoti Vuoti pieni di niente Taciturno l'incantesimo che rimodella lo sciacquo di scongiuri osceni di una malinconia spenta La solitudine di un lutto adorno che spossa per i seni di un'equazione sbagliata È tangibile la concavità del talamo, che coprì l'assenza della mia anima È più abile l'angolo dei sospiri soppiantato per l'iride della tua bocca bianca Lo so, che siamo invincibili Impossibili perché già niente c'avalla Io dalla parte delle mani, tu dalla parte della sabbia soffice È la saggia iniquità del tuo sorriso o la prudente clandestinità in calma So già che siamo indulgenti, che ci mordiamo le pelli nei baci che la notte muore di invidia, perché nonostante tutto, c'incrociamo alla finestra della risata, c'alziamo dalla neve nell'insurrezione della vita e moriamo d'amore ogni mattina.
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