La saggia iniquità del tuo sorriso

In altri tempi era una solitudine 
che rovinava gli occhi bagnati 
di una carezza calante, 
anestetizzata, 
nella longitudine di un corpo 
che sonnecchiava 
languido  
Oscuro  
senza lune misurate.

Oggi, la solitudine è un'altra, 
quella di vedermi nella mattina 
di un lunedì, 
di torce accese 
per la vocazione della mia tristezza

Tutto è pieno di vuoti  
Vuoti pieni di niente  
Taciturno l'incantesimo 
che rimodella lo sciacquo 
di scongiuri osceni 
di una malinconia spenta

La solitudine di un lutto adorno 
che spossa per i seni 
di un'equazione sbagliata

È tangibile la concavità 
del talamo, 
che coprì l'assenza 
della mia anima

È più abile 
l'angolo dei sospiri 
soppiantato per l'iride 
della tua bocca bianca

Lo so, 
che siamo invincibili

Impossibili perché già niente 
c'avalla  
Io dalla parte delle mani, 
tu dalla parte della sabbia soffice

È la saggia iniquità del tuo sorriso 
o la prudente clandestinità in calma

So già che siamo indulgenti, 
che ci mordiamo le pelli 
nei baci  
che la notte muore di invidia, 
perché nonostante tutto, 
c'incrociamo alla finestra della risata, 
c'alziamo dalla neve 
nell'insurrezione della vita 
e moriamo d'amore 
ogni mattina. 
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Pubblicata il 17-05-2012

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