Nostalgie poetiche
Ancora conservo nei miei cieli quell'imbrunire di ortensie incoronate nelle cuspidi dove si mantiene il segreto della vita. E le mie mani ... Le mie mani di fuoco, suonando a cavalcioni la purezza nascente nella profondità più recondita del mio essere. E quel fuoco geloso nelle vene sensazione di sublime grandezza a niente paragonabile. Né gli inferni dove abito né i cieli che anelo poterono albergare la fortuna di sentire gli occhi dei papaveri aprendo il giorno e le foglie rinsecchite tornando perenni e lucide chiudendo le mie notti. Niente è paragonabile al galoppo del sangue incolume, nei cardini delle strofe. A quelle ali di primavere ricoperte, a sentire come un aurea di supremazia allatta i minuti, ed il tremolare di una carezza addolcisce l'istante di imperiture sonate con aromi di immortale storie che cesellarono già altre anime. Ed ora che mi cantano le solitudini le sue profetiche ballate, che il mio corpo passeggia tra foschie a lombi di una mente assiderata ed il freddo è più freddo la notte più chiusa le mani sono meno aperte ed il cuore è un semplice muscolo, ora so che niente è paragonabile alla fortuna di sentirsi poeta.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |