Circa i dogmi

Imprigionato nella chimerica nostalgia delle mie utopie 
non misuro quanto di un pensiero mi imprigiona, 
tutte le misure mi denunciano, 
solo gli enigmi mi incatenano.
  
Non ci sono paradigma né dogma che mi attragga, 
non risolvo con norme le mie ferite, 
mi difendo senza un filo di certezze 
e non modello la passione ai miei semi.  

La lievità del limite mi spossa, 
la fragilità io all'erta, 
solo barlume a percorrere nelle pianure
senza cartelli che attenuino le frontiere.

Non voglio Dio, né santo che mi protegga, 
affronto il terrore con nobiltà, 
risento un operaio della solitudine 
ed assumo l'abisso dell'indifferenza.  

Se esiste un mistero che accompagna 
è l'ingenuità di dichiararmi in disubbidienza.

Solo la tenerezza mi dissolve, 
i paragoni mi allontanano, 
la sensibilità mi culla.

L'estrema beatitudine della parola 
mi aiuta a costruire le mie dipendenze.

È difficile accettare 
la frondosità che mi propende a morire nella tristezza 
di sapere che benché mi allontani dai tuoi occhi 
mi diletto transitare per la destrezza 
di avere un territorio tanto deserto 
ma libero di scegliere quanto appaia.
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Pubblicata il 03-06-2012

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