Ai confini della poesia

Parlo dalle ariste del mio nome.
Dall'anima 
della luce-poesia.
Da quel grido 
tatuato a fuoco nelle costole 
della mia voce.

Vibro sul filo del lampo, 
nell'ululato di cetra di un vento 
accarezzato 
per lascive dita 
di silenzio.

Mi dondolo 
nell'angolo inverso 
alle radici della mia ragione 
e interrogo 
all'oriente della mia ombra, 
il suo fantasma duttile.

Soliloquio assurdo di pietra

Non ci sono risposte 
bensì intuizioni, 
pronomi imbalsamati, 
verbi languidi, 
enigmi.

E apro la proibizione 
del pianto 
nelle regioni secche della dimenticanza, 
mordo le labbra del dolore e sogno
fino ad estrarre 
con unghie future 
il cuore ebbro 
dell'uccello che canta 
ancora sui rami profondi 
della poesia.
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Pubblicata il 30-07-2013

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