Medusa

Tu e io
e la spina di saperci mortali, 
e la gloria 
di sentirci 
uno stesso corpo di luce, 
e il desiderio 
di cadere bocconi 
nella trappola 
accecante di un sogno.

Investiamo le ali.
È tempo di combattere i credi 
e complicarci in matasse d'aria.

Vieni, 
spieghiamo le labbra 
sulla carne muta di un delirio, 
cauterizziamo la linfa grigia 
che interroga le arterie della notte.

Senti 
il fiore selvaggio 
germogliando 
dal corpo della poesia?

Cadranno 
un giorno 
dal bicchiere dell'albero memoria 
mille uccelli di nebbia, 
e si andranno diluendo le risposte;
annegherà la liturgia 
dei baci 
su un bicchiere ebbro di disgusto, 
e romperanno la sua corolla 
tutte le rose dell'apocalisse.

Dorranno le ore, 
ma non sanguineremo.

Ci saremo tatuati una treccia 
di luce pura 
nelle tempie, 
e dormiremo 
in violini di silenzio.

Intaglieremo parole di fuoco 
nella cenere, 
benché la serpe abbia inoculato 
la sua testa di coltello 
nel rampicante grigio dei nostri nomi, 
perché avremo collocato specchi 
di acqua 
nella lingua della verità, 
e nuoteremo nel suo ventre bianco, 
finché Medusa 
continua ad agitare la sua coda di catrame 
sui denti dell'Eternità.
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Pubblicata il 02-09-2013

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