Questi versi non sono miei
Questi versi non sono miei, le parole che germogliano dalle mie labbra sono figlie del concubinato con il tuo sguardo, nacquero prodotte da un'eiaculazione precoce dalla sfregatura continua delle tue parole e le mie. Le mie parole sono prostitute di un bordello economico, dove le sillabe si denudano davanti all'applauso e la baldoria di un udito o di uno sguardo che legge portata ciò che occulto vive nelle lettere. Questi versi non sono miei sono figli bastardi, frutto dell'innocenza dell'aberrazione tra la musica e la scienza, sono deformazioni tra la parte animale e l'umano che vive dentro me. Questi versi sono tuoi ed evocano il palpitare di un cuore che irriga in torrenziale maniera il mio corpo, con sangue che si snerva quando sente dalle tue labbra una parola. Sono tuoi perché nascono dal romanzo cavalleresco clandestino del tuo corpo curvilineo che civetta con i miei occhi ed evoca mille passioni rappresentate in lettere. Sono tue donna! e nacquero il giorno che ti conobbi.
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