Il sole non muore
Urlando cacciasti il sole, Chiudesti la finestra al vento, Graffiando succhiasti sangue, Vomitando latte gravido d’amore. Palpebre serrate sul dolore, Spargesti il seme nero sul colore, Riducendo tenera seta in brandelli sporchi, Sfilacciati, disgraziati. Tu non sapevi, Non riconoscevi, Perché non c’eri, Mentre soffrivi. Ascolta ora quel canto che da lontano, Caparbio, torna sempre e non invano, Ascolta la parola che c’è sempre stata, Quella carezza lieve, dolce, profumata. Apri la finestra, C’è tanta luce ancora, Tanta vita da gioire, Soffrire, amare e ringraziare. Spalanca gli occhi, troverai il mio cuore Ricuciremo brandelli di vite col colore, Accoglieremo unite dell’anima il ritorno, Che come il sole c’è e non può morire.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
18-11-2014 | Nenzi Vittoria | Sempre ringrazio grata dell'ascolto attento e paziente! | |
18-11-2014 | Redazione Oceano |
Il dolore azzera il colore, il buio ingoia la luce. Eppure le voci tornano come nenie lontane e il sole sorge sempre, nel suo avvicendarsi naturale alla notte. Saggia conclusione dell’autrice: ripartire dai brandelli di colore, cucirli insieme e riappropriarsi della luce |