Campo di girasoli


Scivolava sul grano lo sguardo 
dall’alto del colle assolato
intuendo il profumo dei tigli,
il colore dei frutti maturi.
Scivolava ballando col canto
d’insetti impazziti nell’aria.

Oltre l’ombra dei pini marini,
oltre l’orto irrigato a riquadri,
oltre il sogno di voli novelli, 
la vigna esplodeva d’acini pieni.
Il rivo saltando d’acque irrorava,
tra risa di bimbi e sussurri di vento.

Oltre ancora la terra saliva,
d’oro e verde copriva il suo manto,
mille volti giravano al sole,
a inseguire la via delle voci,
che di vita cantavano il vanto,
nel ricamo di dolce presagio.

In cima al colle tra canfore e fiori,
la casa incantata aspettava,
abbagliata dall’oro del sole,
quei canti fra i campi ascoltava,
disponendo il cibo sul desco,
venti posti felice contava.

Quanti passi di grandi e piccini,
quante grida di pianto e di gioia,
quante bocche e mani nei piatti,
quanti visi dal sole segnati
nella stanza allagata d’amore,
tra progetti, certezze e parole.

Scivolava sul grano lo sguardo,
su quel campo privato di voci,
su quell’orto e penduli tralci,
su quel rivo di grigio vestito,
su quei fiori dal sole bruciati,
su quei giochi lontani svaniti.

In cima al colle la casa incantata,
in un sogno d’oblio se ne è andata.








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06-08-2015 Vieni Rita Definito limite in un arco di tempo con disegnata ipotiposi: essa giunge cingendoci nella sua purezza d'espressione, nella sua esplosione di colore, nella narrazione di un'autrice volta ad un assolo ora silenzioso vuoto di cori.

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Pubblicata il 21-07-2015

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