Quel mostro che uccide (il cancro) II parte

Ancora qui, nel vano rilassarsi della mente il senso inevitabile di disgusto e di sgomento, una sensazione che
sa di voltastomaco imminente non è solo il dolore fisico a spossarti a portarti sempre più giù di ogni cosa ma
soprattutto quell’indifferenza o forse dispetto che ti fa la vita e la gente che di te non ha capito niente.
Vivere con inerzia in questo stato che invalidando il corpo lo costringe al riposo forzato mentre il pensiero
iperattivo continua la sua corsa stai ad aspettare che un miracolo illumini la mente di chi ha più ignoranza
che ragione.

Ragione? Che ragione ci può essere in chi non ha rispetto, in chi nella follia di credersi nel giusto anche
quando è più palese di ogni altra cosa il proprio torto; l’indisponente ignoranza di chi senza ideali esiste
se non quello del primato nel sopraffare chi solo vuol vivere e lasciar vivere e si affaccia alla finestra non
vedendo panorami ma solo la propria immagine riflessa.

Rispetto? Nemmeno per la vita ferita dalla malattia; come quel mostro in agguato a dilaniare la sua preda nelle
viscere nel sangue nelle ossa, attraversa la linfa e sgorga in ogni piccola debole ferita approfitta di ogni
atomo d’ossigeno per accrescere la sua forza, si beffa di qualsiasi terapia.
Quel mostro non conosce ne regole, ne legge; l’essenza del pensiero di chi ha una volontà di ferro con fievole
speranza si fa contro.  
Lotta impari il fragile equilibrio dell’esile corpo provato ancora dalla malattia riesce a malapena alzare la
mano sopra la fronte per ripararsi dal sole che abbaglia gli occhi; passa una nuvola e fa si che cada stanco
il braccio non c’è la faceva più a stare alzato finalmente il refrigerio di quell’ombra che fa si che si tiri
un po’ il respiro; le perle di sudore sulla fronde sembrano cristalli le guance rosse per la febbre che procura
quel mostro che si fa strada dentro. Le frasi d’apparente convenienza mascherate d’affetto e comprensione in
realtà non sono che quel mostro nascosto bene sotto quel costume da pietoso cuore.

“Dov’è la tua chioma fluente”? L’ha presa in pegno quel mostro per baratto te la ritornerà solo se vinci
lottando per la vita.  La pelle che s’asciuga e disidrata si screpola e perde la passeggera sua bellezza scarno
il viso cerchiati gli occhi; questi i risultati nell’incontrare quel mostro ch’è riuscito a farti la sua preda. 
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
17-07-2014 Gullotto Santina Grazie....come sempre per l'attenzione e per la percezione nel suo profondo significato....
17-07-2014 Redazione Oceano L’angoscia, il dolore, la paura, l’evidenza, l’abbandono per la debolezza alla lotta impari, questo è nei versi crudi di un’autrice che segue un filo legato al mostro che uccide!

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Pubblicata il 13-07-2014

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Commento dell'autore

Come il male distrugge l'anima...
il cancro distrugge la vita....