L'onore e la dignità

Nelle sere fredde d’inverno, mio nonno accendeva il fuoco nel nostro focolare, e si sedeva li a scaldare le
sue mani magre, io andavo a sedermi vicino a lui, perché stavo bene in sua compagnia e anche a me piaceva
molto stare vicino al fuoco, guardavo come incantata la vivida fiamma che sprigionava la legna, sentivo lo
scoppiettare della legna che piano piano bruciava, stavamo lì seduti per ore, mentre mio nonno mi raccontava
di quando era stato in guerra; (si era battuto in guerra quando si lottava per l’ unione della nostra Italia).

Raccontava della paura e del coraggio; sentimenti contrastanti che si provavano durante quelle lotte, quando
incontrando faccia a faccia il nemico, doveva decidere tra la propria vita e quella del suo nemico; di quando
era stato preso e fatto prigioniero dagli austriaci e per non rischiare di morire come altri, preferiva non
cibarsi di quell’aringa salata che gli davano come cibo, visto che non gli davano l’acqua per dissetarsi,
preferiva buttarla. Raccontava di quando insieme ad altri prigionieri riuscirono a fuggire, mentre fuggivano
lungo il loro cammino, trovarono in mezzo alla spazzatura del cibo ammuffito e nonostante questo, per la gran
fame che avevano lo divorarono, trovando così sollievo ai morsi allo stomaco, che li tormentavano da giorni;
la loro fuga non durò a lungo, perché presto furono di nuovo catturati e i loro aguzzini li riportarono in
prigione ,con dei metodi a dir poco barbari ,anziché farli camminare sulla strada, li fecero camminare dentro
l’acqua gelida del fiume, con l’acqua che gli arrivava al bacino, così li fecero inzuppare fino alle ossa e poi
quando furono arrivati li rinchiusero bagnati fradici e lasciarono che la divisa che loro avevano difeso con
tanto onore e indossato con dignità, gli si asciugasse addosso. Non tutti ebbero la fortuna di superare tutto
il freddo e l’umidità che si erano beccati quella notte, alcuni molto sfortunati si ammalarono di polmonite e
morirono, ma il mio nonno era forte e coraggioso e ce l’ha fatta. Arrivò finalmente il giorno della fine della
guerra e tutti finalmente tornarono a casa ed anche lui tornò e poteva così riabbracciare i suoi cari.

Il fuoco si affievoliva perché la legna finiva di bruciare, ora mandava un delicato calore, mentre prima le
vivide fiamme, bruciavano e arrossavano le guance; il freddo si faceva sentire e noi rientravamo a casa
attraversando il cortile avvolti nelle sciarpe di lana, il cane rimaneva lì arrotolato nei suoi stracci vecchi,
io davo la buona notte a mio nonno che si ritirava a dormire nella sua stanzetta, la mia mamma mi scaldava il
letto col braciere e un cerchio fatto di canne da sembrare una cupola, dopo di che mi infilavo sotto le coperte
e quel calore ristoratore lo ricordo ancora, come una delle cose belle e semplici del passato...
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
09-09-2014 Gullotto Santina Vi ringrazio...essere apprezzata e pensare che gradite leggermi è un per me un regalo...
09-09-2014 Redazione Oceano L’autrice si sofferma su ricordi cari al cuore.
Mani protese alla fiamma e un volto che racconta, accompagnano i suoi passi sino ad ora: un oggi di nostalgia alle parole amorevoli.
E’ piacevole sostare tra queste righe
04-09-2014 Gullotto Santina il passato che torna alla mente evocando nostalgie di un tempo

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Pubblicata il 04-09-2014

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Commento dell'autore

Un brano tratto dal mio libro inedito...
"Tempi passati"