Dieci anni fa
03\01\2005 Dieci anni fa..... Quella mattina fu molto strana, il tempo non era bello faceva molto freddo, piovigginava; una signora anziana vestita di nero, ci chiese di leggerle alcune cose che non riusciva a controllare da sola, l’ho fatta entrare l’abbiamo aiutata a chiarire le sue cose e dopo ci siamo messe a parlare; la signora rivolgendosi a me stranamente diceva :<< ci deve credere nei miracoli e nel Signore perché è molto importante crederci >>. Io le risposi, che avevo sempre avuto fede in Dio e che ai miracoli credevo, perché il Signore me ne aveva già fatti; infine ci salutammo ed andò via ringraziandoci per il tempo che le avevamo dedicato. Era molto strana quella giornata, avevo dentro di me una sensazione di tristezza arrivò una strana telefonata, mi hanno chiesto un numero, riagganciai sempre con quella strana sensazione, che mi aveva accompagnata per tutto il giorno; infine sistemai l’asse da stiro per sistemare un po’ di biancheria, e mi misi a stirare. . Passo poco tempo che arrivò Franco s’inventò una scusa, per non dirmi cosa era realmente successo, mi disse che Alex era rimasto a piedi con la sua auto e che dovevamo andare a prenderlo con la nostra; cosa ancora più strana visto che l’auto l’aveva comprata da poco. La sensazione era sempre più strana; mi preoccupava molto il fatto, che Franco col suo carattere, me l’ avrebbe fatta vedere brutta per tutto il tragitto, recriminando che per svogliatezza i suoi figli lo facevano sempre preoccupare, era sempre lì a dire che gli altri non erano precisi come lui, Franco mi fece capire che Alex non era rimasto a piedi, voleva a tutti i costi addolcire quella pillola amara, dicendomi che aveva avuto un incidente non troppo grave; ma parlando si tradì e mi parlò dell’elisoccorso, fu orribile e se avevo pensato, di aver vissuto dei momenti crudeli in passato, quello era l’inferno su questa terra; un dolore forte al petto, sembrava che il cuore mi pesasse come un’incudine e niente poteva stemperare quella sensazione orrenda; cominciai a sentirmi in un incubo, il dolore era devastante come uno zonami, speravo che fosse un brutto sogno e che mi sarei potuta svegliare, ma non fu così. era dura realtà; la strada per Catania sembrava non finire mai, da un lato avevo la paura di non arrivare in tempo e dall’altro la fede, che Dio non mi avrebbe abbandonata; pregavo che mi desse la forza perché capivo che la situazione era molto grave. Finalmente finì quel viaggio interminabile, arrivammo al pronto soccorso del Cannizzaro Lo vidi passare davanti a me sulla barella privo di sensi, col viso gonfio al collo il collare, pieno di piccoli puntini rossi sul viso, perché i vetri della sua auto erano esplosi su di lui e lo avevano riempito di graffi; non potrò mai dimenticare l’immagine di quella sera, ancora la vedo nei miei occhi, il dolore ancora vivo che mi trapassava il cuore, per non averlo potuto nemmeno toccare, avrei voluto abbracciarlo e dargli tutto il mio calore per farlo svegliare, ma ho dovuto contenermi, per non disturbare il lavoro dei medici, è stato difficile non gridare tutto quel dolore, che ho tenuto dentro quella sera; cominciai a pregare Dio gli chiesi di prendere la mia vita al posto della sua, gli dissi di fare di me quello che voleva, pur di salvare lui, senza disperarmi; volevo a tutti i costi avere fede, era l’unica cosa che mi poteva aiutare, lo cominciai a chiamare con la mia mente e con il cuore, ogni istante, ogni singolo minuto, giorno e notte perché il sonno per qualche anno non fu più amico mio. Poiché darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi: sulle loro mani ti prenderanno, affinché in nessun sasso inciampi il tuo piede. (Salmo 91 vers.11,12). Siamo rimasti nella saletta vicino alla rianimazione, ci chiamarono dopo un po’ per spiegarci la situazione; era peggio di quando riuscivamo ad immaginare aveva un trauma cranico, doveva rimanere in coma farmacologico fino a quando la situazione fosse migliorata, inoltre si era fratturato le costole che gli avevano schiacciato un polmone , quindi emorragie interne con insufficienza respiratoria, il quadro clinico era incerto, Fortuna nella sfortuna, trascorsi sette giorni ci dissero finalmente che iniziavano a far svegliare Alessandro, e che potevamo cominciare a sperare per un miglioramento, Dio c’è lo stava restituendo sano, muoveva tutto, sia le braccia, che le gambe e ci riconosceva; una tale gioia sopraffatta dal dolore, di non poterlo ancora abbracciare ed avvicinare, doveva ancora passare qualche giorno per normalizzare la situazione. Se non fosse venuto il Signore in mio soccorso, poco sarebbe mancato che l’anima sua scendesse alla dimora del silenzio.(Salmo94,17). grazie a Dio l’attesa era finita, l’indomani domenica 9 gennaio mi chiamarono per entrare e finalmente stare lì con il mio Alessandro. Dio mi aveva concesso il miracolo del ritorno alla vita di mio figlio, e mi avrebbe aiutata ancora, a combattere le battaglie che ci attendevano, nel lungo cammino della guarigione. Il 14 gennaio ci concessero di portarlo a casa, perché lui non vedeva l’ora di tornare alla normalità, cosa che non sarebbe stata subito possibile, perché in quei casi ci vuole un bel po’ di tempo e molta riabilitazione per riprendere in mano la propria vita; potevamo portarlo a casa il fine settimana e poi di nuovo in clinica per gli accertamenti del caso e la riabilitazione. Si vestì tutto contento ed abbracciato a me, andammo verso l’ascensore che ci portò giù, camminava male, il suo equilibrio non era stabile, ancora era presto per tornare ad una vita normale, ci siamo messi in auto mi sedetti dietro con lui, per tutto il viaggio dormiva serenamente, ne aveva molto bisogno; in ospedale aveva il sonno agitato; teneva stretta la mia mano nella sua per sentirsi al sicuro; credo di non aver provato mai una gioia più grande di quella, la casa al rientro era molto fredda, ma scaldata dall’amore e dall’affetto che ci aveva uniti intorno a lui.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
07-01-2015 | Gullotto Santina | Grazie per la sensibilità nel descrivere la percezione del mio trasmettere. | |
07-01-2015 | Redazione Oceano |
Intensamente vera, un brivido a fior di pelle che non può non scuotere e accompagnare ogni pensiero. La vita, un percorso incerto che richiama all’istante la verità del viaggio. Siamo di passaggio su questa terra ma se nel nostro percorso terreno ci viene concessa la fede profonda, s’apre lo sguardo a infiniti orizzonti. La tua è testimonianza travolgente di una linfa che nutre e ripara dal dolore profondo; scheggia impazzita, squarcio di sofferenza che giunge a noi spalancando il sentire a vera essenza di vita. |
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04-01-2015 | Gullotto Santina | Il 03\01\2005 mio figlio ha avuto un bruttissimo incidente che ha fortemente segnato la sua vita e quella nostra...anche se ringraziando Dio è tornato tra di noi |