Spighe e papaveri
Nacqui spiga che al vento ondeggia, oggi son bufera che scardina la mente. Trascino foglie che a mucchi raccolgo, mi faccio spazio la dove in alto s'illumina un manto. Dell'anima è un bisogno, del cuore un respiro che stillo. Di sole e di luna, di alba e di tramonto a mani giunte tendo la veste al celeste che d'amarmi da sempre reclama e se pur mi porta in braccio o fianchi stanchi e ginocchia sbucciate. Tanti i morsi al mio boccone e... un pezzo alla volta mi sta finendo il cuore. Domani Signore.. solo spighe e papaveri rossi che agli occhi mi sussurrino dei sensi, il riposo.
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01-04-2015 | Redazione Oceano |
La lirica richiama e narra: l’Io plasmato dal turbinio di tempeste, onde nell’aria che scompigliano e impongono sentieri là dove il cuore tende e trova pace. Nella morsa della vita è il sollievo celeste che ha un senso, quello che chiede amore nonostante le difficoltà piegano il corpo stanco. Nelle tue parole scorre la speranza, inchinando lo sguardo a “spighe e papaveri rossi”, conforto e sospiro dell’anima tesa al riposo. |