Al canto degli uccelli che s'orchestra
Al canto degli uccelli che s'orchestra a mezzo del vento rilancia più alto quello del gallo che riecheggia a valle. L'assecondano scialbe vocine di grilli. Irrompe planante la zanzara: nel braccio mi ficca il becco spillasangue mangia s'invola si strascica vagando al lume accorto. Le è subito sopra la mano rancorosa: schiacciata un ultimo ronzio fa colare a picco, crolla equinoziale come corpo morto. Momenti e null'altro: riempitivi, presente che non si schioda come vorremmo, protési ad ascoltare l'albasia leggera del futuro che fa il rumore del feto nel liquido amniotico. C'accorgessimo che sono cose vive caselline sfitte tessere di un mosaico che disperdiamo. Quando tutto starà in silenzio nel profondo buio ancora vagheranno a intermittenza queste particole di vita questi ritagli di linguaggio che parleranno sempre.
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22-08-2015 | Redazione Oceano | Nelle tue parole ruota un mondo di luci e colori, coinvolto e avvolto su noi stessi, in echi, ronzii e melodie. Perdersi nei tuoi versi è immergersi nell’immensità del creato, bistrattato dal presente, perso nelle sue corse, annegato nell’incertezza delle mutazioni della vita. Non c’è bellezza pari all’armonia della natura che delicata irrompe anche nelle silenti pieghe parallele della notte mentre noi, stolti, immemori di quell’universo circostante, galleggiamo incuranti in incertezze senza volto. |