Talvolta ti ricordo, Elettra
Talvolta ti ricordo, Elettra, e quel tempo della nostra vita che si perde fra le stoppie cineree e le ghiande dischiuse e l'aura pregna di quel sapore di rena che s'involava tenue e s'acciambellava su di noi. Ma è come il carbone che ingrigia il ruvido ossidato della griglia della brace festosa, e si sbriciola afono sulle mani solcate di ricordi, e in testamento lascia la fosca campitura che piastriccia e tinge. Ma se non lo tango là rimane quieto come il sorete di pulviscolo sospinto dal manico di scopa sotto l'impermeabile credenza lignea, che risplende di quel lucido che profuma di terso. Lì scivolo, e là ti costringo appartata nell'angolo recondito della scatola neuronale delle ninne nanne e dei gingilli tintinnanti soffocati di lontano.
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03-02-2015 | Redazione Oceano | Un ricordo che si annida prepotente come carbone su una griglia ossidata o pulviscolo accumulato sotto i mobili, e poi all’improvviso riemerge dalla scatola neuronale, solleticato da gingilli tintinnanti, il cui suono birichino ricorda le folate di vento che rimettono in circolo il pulviscolo. |