Stazione Santa Maria Novella
Guarda. Il formicaio ogni ora si spande come sciabordìo di scarafaggi; è un pullulare di coriandoli umani gettati a manciate su due atomi in riga dal cielo dipinto in faccia. È il carnevale dello scrutarsi negli occhi ma vedere degli occhi la trincea che sussulta d'occhiate armate di chi non vuole spalancarsi a scelte non sue. È dove il tempo sfrigola sui binari: di chi arriva di chi parte di chi resta fermo dinnanzi alla vita che passa come un treno gremito di occhi che lo fissano finché di lui non rimane che un puntino lontano che non è salito in corsa. E intanto gli vola via la vita tra i fischi gli annunci e i passi concitati come una pagina di carta argentata che scappa dal vento. E il gigantesco orologio lontano ma vicino perlustra la sua anima. E mentre tracolla in apnea sul filo del non fatto smette la fissità facciale il mimo che biancica nel nero afono del salone ormai deserto: due soldi tintinnanti nel cestino cantano il carnevale della vita.
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18-03-2015 | Redazione Oceano |
Una doppia metafora in questi versi:il Carnevale che s’identifica con l’apparire, e la stazione che altro non è se non luogo di transito tra arrivi e partenze che simboleggia la vita terrena, il tempo fuggitivo dell’essere qui e ora. Il tempo è la costante e lo sfondo di questi versi, sia che sia scandito dai fischi del treno, sia che sia affidato alle lancette dell’orologio..e tra apparire ed essere..ci ricorda di vivere… |