Tu che ne sai...

Tu che ne sai che quando la marcia
della notte segna l’ora fatidica
è il tempo delle mie paure?
Tu che ne sai delle molteplici scritture
per narrar le mille e mille briciole di un sogno?
Tu che ne sai delle mie notti inquiete
del tuo esistere esistendo a distanza?
Tu che ne sai dei suoni stonati 
della mia vita smarrita là dove
un pensiero non è più pensiero
su quel ponte tra ragione e sentimento?
Tu che ne sai delle mie attese che finiscono 
per confondersi con il limitare dei sogni?
Tu che ne sai delle mie parole
nel tempo che veloce soffia…
Tu che ne sai del mio oggi scandito 
da lente ore dove le risposte si perdono 
in un  amaro e triste… stammi bene…




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20-11-2015 Pomina Genoveffa Genoveffa Pomina
…Tutte le parole sono incomplete per descrivere al meglio i ricordi eppure sono contenitori stagnati per impedire che scappino via. Perché l’insieme è indicibile e non può vivere altro che sulla nostra pelle. Spesso mi domando che sensazioni avrei provato se fossi rimasta in un posto sola fingendo di scambiare una collezione di ferite con altre. Vagare senza meta fino a perdere l’orientamento e tutti i ricordi…perdere te stessa o perdere il tuo “io”? e se questo io lo ritrovassi accetterei di indossarlo nuovamente oppure lo giudicherei così malridotto da non poter fare alcuna possibile riparazione? Penso a come sarebbe stato se non ti avessi incontrato…forse e comunque me stessa con nessun altra esperienza ma con ciò che ho dentro perché esisteva già una me stessa prima di nascere e che niente e nessuno avrebbe cambiato o modellato. Il tempo si deforma, si allunga e poi rallenta e accelera…si scioglie e si riversa nell’adesso. Restare lì per sempre per fare da filtro tra me e il mondo...ricominciare la vita…ma non posso certamente riscrivermi daccapo. Forse avrei potuto raggiungere tutti i miei “avrei-potuto-essere” tra le ombre di un altro “io” alternativo. Come si restaura un quadro antico con tutte le sue crepe e le zone sbiadite e riportarlo alla condizione originale. Ci sono situazioni di vita dove soltanto tu puoi capire o percepire, dove soltanto tu puoi entrare e dove soltanto tu le puoi contenere. Troppo grandi o troppo contorte per essere condivise…





20-11-2015 Redazione Oceano Quanta malinconia in quella domanda che non trova risposta e che rimbomba come un eco senza fine. In ogni verso, in ogni parola, l’incedere dell’inquietudine è ticchettio distinto e non s’ode altro affanno se non un “amaro e triste … stammi bene”.

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Pubblicata il 17-11-2015

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