Ritorno a Playa del Carmen
Presto sarò in aereo per andare a Playa del Carmen da mia figlia e mio genero…guardo le luci sulle ali… quando l’aereo si stacca da terra provo una vertigine e soltanto allora so di essere in salvo, quando sento il salto di quota. L’incombente e duro mondo si trasforma in un universo lillipuziano…le case…gli edifici dell’aereo- porto, i tir… tutto di minuscole dimensioni…tutto finalmente in basso al posto suo e senza di me. Ho sempre paura di morire durante le prime nuvole e il primo sforzo dei motori…e quando le hostess s’infilano il salvagente e fanno quei gesti di dovere che a me paiono demenziali(??). I bagagli sopra le nostre teste, piccole e grandi valigie con dentro i nostri effetti personali…pigiama, spazzolino da denti, e l’ultimo libro che stavamo leggendo, insomma tutta quella mercanzia che nei disastri aerei finisce in mezzo al mare a galleggiare. Sono brutti pensieri ma per una che non vola volentieri mi sembra una agghiacciante possibilità. Poi dopo undici ore sto per atterrare…quella fase di volo quando il picco del ronzio del motore cambia e si odono i prodromi delle forze d’attrazione verso la terra…come sempre per me anche questi sono i momenti peggiori…mi sforzo di sentire la consapevolezza di non essere né in un posto né in un altro…di non essere né al di qua né al di là come sospesa in un eterno presente…ho paura di volare non so perché, non esiste nessuna spiegazione razionale probabilmente. Ma ogni volta che mi trovo a dodicimila metri di altitudine e sull’oceano circondata solamente da un guscio di plastica, mi prende il panico…ma so controllarmi…non voglio prendere farmaci. Sto facendo una passeggiata in riva al mare in questa spiaggia dal nome impronunciabile “Xell-ha” per circa due ore andata e ritorno con le raffiche di vento sul mare che tagliano le creste delle onde…le trascinano sotto forma di schiuma e compaiono così lunghe strisce bianche. Il mare è una forza fluida, dispiegata, morbida…sfiora le notti e i giorni con le onde che accarezzano erbe sommerse, attraverso il chiaroscuro e l’ombra delle rocce…non muta mai il suo slancio…stagioni distinte…gorgogliare d’acque leggere…criniere di schiuma sbattute…guadi e poi il rifluire e la spinta verso altre rive lontane… Il sole prima di raggiungere l’orizzonte pare voglia sfuggire alle coltri nere di nubi, sfuggire all’oscurità alzandosi il più possibile…poi sbuca dietro nuvoloni che sembrano abiti sbrindellati e li incendia. Le nubi e l’acqua diventano rossastre riflettendo questi raggi…Questo mare luminoso e buio, rumoroso o silenzioso, fa rimanere stupefatti nella speranza d'essere ricompensati da questa visione oltre il sogno, oltre il desi- derio, oltre il caso…Il mare è l’immaginazione dell’inafferrabile fantasma della vita…nel cielo azzurro alcune nuvole viaggiano smarrite come dirigibile di bianca ovatta. …In riva al mare ho trovato una conchiglia…mi stupisco sempre per la straordinaria varietà delle loro forme. Fisica e chimica si riuniscono per creare queste inimmaginabili e ardite strutture magiche. Infatti la con- chiglia possiede al suo interno un essere vivente che con le sue secrezioni è in grado di costruire piccoli capolavori architettonici… Sto facendo una passeggiata in riva al mare in questa spiaggia dal nome impronunciabile “Xell-ha” per circa due ore andata e ritorno con le raffiche di vento sul mare che tagliano le creste delle onde…le trascinano sotto forma di schiuma e compaiono così lunghe strisce bianche. Il mare è una forza fluida, dispiegata, morbida…sfiora le notti e i giorni con le onde che accarezzano erbe sommerse, attraverso il chiaroscuro e l’ombra delle rocce…non muta mai il suo slancio…stagioni distinte…gorgogliare d’acque leggere…criniere di schiuma sbattute…guadi e poi il rifluire e la spinta verso altre rive lontane… Il sole prima di raggiungere l’orizzonte pare voglia sfuggire alle coltri nere di nubi, sfuggire all’oscurità alzandosi il più possibile…poi sbuca dietro nuvoloni che sembrano abiti sbrindellati e li incendia. Le nubi e l’acqua diventano rossastre riflettendo questi raggi…Questo mare luminoso e buio, rumoroso o silenzioso, fa rimanere stupefatti nella speranza d'essere ricompensati da questa visione oltre il sogno, oltre il desiderio, oltre il caso…Il mare è l’immaginazione dell’inafferrabile fantasma della vita…nel cielo azzurro alcune nuvole viaggiano smarrite come dirigibile di bianca ovatta. …In riva al mare ho trovato una conchiglia…mi stupisco sempre per la straordinaria varietà delle loro forme. Fisica e chimica si riuniscono per creare queste inimmaginabili e ardite strutture magiche. Infatti la conchiglia possiede al suo interno un essere vivente che con le sue secrezioni è in grado di costruire piccoli capolavori architettonici…Sto facendo una passeggiata in riva al mare in questa spiaggia dal nome impronunciabile “Xell-ha” per circa due ore andata e ritorno con le raffiche di vento sul mare che tagliano le creste delle onde…le trascinano sotto forma di schiuma e compaiono così lunghe strisce bianche. Il mare è una forza fluida, dispiegata, morbida…sfiora le notti e i giorni con le onde che accarezzano erbe sommerse, attraverso il chiaroscuro e l’ombra delle rocce…non muta mai il suo slancio…stagioni distinte…gorgogliare d’acque leggere…criniere di schiuma sbattute…guadi e poi il rifluire e la spinta verso altre rive lontane… Il sole prima di raggiungere l’orizzonte pare voglia sfuggire alle coltri nere di nubi, sfuggire all’oscu- rità alzandosi il più possibile…poi sbuca dietro nuvoloni che sembrano abiti sbrindellati e li incendia. Le nubi e l’acqua diventano rossastre riflettendo questi raggi…Questo mare luminoso e buio, rumoroso o silenzioso, fa rimanere stupefatti nella speranza d'essere ricompensati da questa visione oltre il sogno, oltre il desiderio, oltre il caso…Il mare è l’immaginazione dell’inafferrabile fantasma della vita… nel cielo azzurro alcune nuvole viaggiano smarrite come dirigibile di bianca ovatta. …In riva al mare ho trovato una conchiglia…mi stupisco sempre per la straordinaria varietà delle loro forme. Fisica e chimica si riuniscono per creare queste inimmaginabili e ardite strutture magiche. Infatti la conchiglia possiede al suo interno un essere vivente che con le sue secrezioni è in grado di costruire piccoli capolavori architettonici…Sto facendo una passeggiata in riva al mare in questa spiaggia dal nome impronunciabile “Xell-ha” per circa due ore andata e ritorno con le raffiche di vento sul mare che tagliano le creste delle onde…le trascinano sotto forma di schiuma e compaiono così lunghe strisce bianche. Il mare è una forza fluida, dispiegata, morbida…sfiora le notti e i giorni con le onde che accarezzano erbe sommerse, attraverso il chiaroscuro e l’ombra delle rocce…non muta mai il suo slancio…stagioni distinte…gorgogliare d’acque leggere…criniere di schiuma sbattute…guadi e poi il rifluire e la spinta verso altre rive lontane… Il sole prima di raggiungere l’orizzonte pare voglia sfuggire alle coltri nere di nubi, sfuggire all’oscu- rità alzandosi il più possibile…poi sbuca dietro nuvoloni che sembrano abiti sbrindellati e li incendia. Le nubi e l’acqua diventano rossastre riflettendo questi raggi…Questo mare luminoso e buio, rumoroso o silenzioso, fa rimanere stupefatti nella speranza d'essere ricompensati da questa visione oltre il sogno, oltre il desiderio, oltre il caso…Il mare è l’immaginazione dell’inafferrabile fantasma della vita… nel cielo azzurro alcune nuvole viaggiano smarrite come dirigibile di bianca ovatta. …In riva al mare ho trovato una conchiglia…mi stupisco sempre per la straordinaria varietà delle loro forme. Fisica e chimica si riuniscono per creare queste inimmaginabili e ardite strutture magiche. Infatti la conchiglia possiede al suo interno un essere vivente che con le sue secrezioni è in grado di costruire piccoli capolavori architettonici…
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
09-12-2015 | Pomina Genoveffa |
Anche da adolescente il mare mi ha sempre affascinato...Mi perdo nel ricordo del mare di tanti anni fa quando finite le scuole con le amiche si andava in spiaggia. Allora adolescente m’innamoravo sempre di qualcuno che nemmeno si accorgeva di me. Erano palpiti di cuore acerbo a metà fra l’infantile e l’adulta, ma con uno struggimento doloroso intenso e dolce. Sola e vulnerabile mi prendeva una gran voglia di piangere. Poi il tempo delle frasi fatte, degli sberleffi gratuiti, delle risate e passeggiate lungo il corso per sfoggiare l’abito nuovo e cercare il nuovo amore. Occhiali per nascondere le insicurezze e impossibilità di uscire sola la sera. Tutto sembra fermo in quelle serate estive in quella fetta di terra e mare. Poi luglio…col bene che ti voglio…presente anche nell’assolato agosto ed in un settembre freddo con quell’aria dimessa e inospitale, con le spiagge sempre più solitarie, gli ombrelloni battuti dal vento, gli sguardi al mare verso l’imbrunire e i gelati ultimi della stagione. Nel lungomare silenzioso la normalità…quella normalità che relega la fantasia dietro le lavagne per l’inizio delle scuole e fa appassire i sogni di felicità appena sbocciati. Genoveffa Pomina |
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06-12-2015 | Redazione Oceano | Seguirti nei tratteggi del dintorno distratto è riprendere cognizione del tutto che tralasciamo. Nelle tue immagini la tua vita prende forma, con il susseguirsi di battiti che scandiscono il tempo. In volo, affianco all’immensità del mare, il tuo orizzonte diventa il nostro così come i colori e le sensazioni che sfiorano intensamente le tue parole. |