Passioni
Noi subiamo la forza delle passioni, siamo come appassiti di fronte al loro dispiegarsi e ai loro effetti. Le passioni forti in particolare, come l'odio o il risentimento, l'amore e l'orgoglio, offuscano la nostra capacità di ragionamento. Stati d'animo come la tristezza o la malinconia modificano la percezione della realtà. Il nostro mondo non è più lo stesso. Le passioni si insinuano fino al punto da farci abitare in una realtà diversa, piena di possibilità e di avventure, oppure vuota e arida. La determinazione della volontà è anche indebolita o sviata dal moto delle passioni, che ci portano ad agire in modi di cui potremmo rammaricarci o sentirci colpevoli. A porre riparo alla passività della passione si presenta il meccanismo cristallino della ragione, della visione limpida e fredda e del volere governato dalla razionalità. Molte immagini, piene di fascino e di seduzione, concorrono a presentarci le cose in questo modo. Non voglio sapere quanti di questi ricordi siano reali o inventati, mi interessa solamente lo scenario che hanno nella mia memoria dove metto e tolgo a piacere personaggi, luoghi e situazioni, dando loro virtù che forse non hanno mai avuto. Forse il tempo che rimpiango non è mai esistito o forse ero troppo giovane per comprenderlo a fondo. L’aver vissuto emozioni diverse fa parte solamente della leggenda privata della vita, quella mia, che al momento non ho voglia di definire e sento che sto bene, che la vecchia corazza che mi arrugginiva la pelle si è sciolta ed ha lasciato soltanto un poco di polvere come segno della sua presenza, o della sua assenza. Mi fermo e guardo il cielo e ricordi belli di vita riaffiorano… la ragazzina dai bellissimi sogni e fantasie…la donna che sta qui, spesso molto triste e sola, matura in questo viaggio alla scoperta di se stessa, alla rivelazione spesso terribile del suo io che si relaziona col mondo…è tutta una ricerca…ma forse non è vana finché riesco a prestare orecchio al fruscio della vita e non rinuncio ad assaporare le piccole gioie dell’esistenza. Percepisco i ritmi del giorno e della notte nella condizione di quella quiete che mi serve per colmare quel vuoto che non soltanto è interiore ma intorno a me. E poi dietro agli occhi c’è tutto…le cose vissute come dietro a degli occhiali che ti possono cambiare prospettiva, negarti visioni a lunga scadenza, avere filtri o essere coloratissimi. Adesso che si è placato il furore di antichi uragani il lieve sussurro di risacca e il soffio della brezza del mattino è una preghiera per me. Le onde schiumanti che si infrangono sugli scogli violacei con i pensieri che scivolano liberi rincorrendosi quasi come le onde che accarezzano le rocce per poi ritirarsi dopo averle schiaffeggiate. Di fronte al lento ancheggiare del mare mi lascio cullare da ciò che ricordo… poi le onde si fanno ruggito…vento forte di sogni e uragani di pensieri…un gabbiano stanco su uno scoglio grigio, agitare di promesse…il rosso sbiadito di una boa che si solleva con le onde in un dondolare paziente che non finisce mai. Nella vita ho anche vissuto esperienze fondamentali…ho creduto alle cose quanto bastava per renderle speciali. Ho dovuto affrontare fatti che mi hanno tormentato per parecchi anni, ho superato ostacoli e imparato ad essere me stessa. Un bravo psicologo direbbe che tutti cerchiamo di raggiungere quella meta elusiva ma anche tortuosa che è la felicità. Poi c’è anche una cosa che tutti abbiamo bisogno: le risposte e l’amore e se non l’amore l’amicizia e se non l’amicizia il cameratismo e se non il cameratismo la considerazione, il sapere che vieni ascoltato. Le donne e gli uomini nell’idea introduttiva del matrimonio, sono abili nell’ingannarsi ponendosi assurde aspettative. Alcuni ripongono fragili sogni in una valigia pensando che il compagno o la compagna devono essere devoti a vita…ma questa è altra storia…Un decennio fa, nonostante l’età , mio marito ha ancora bei capelli e folti, pancia piatta e fisico asciutto ed è sempre attento, premuroso. Vado in bagno a guardarmi allo specchio…il mio viso ricambia lo sguardo. Un viso che comincio ad accettare, ma il mio corpo no dopo che mi ha colpito a tradimento. E’ una cosa tremenda parlare con uno specchio e costruirne tutto un film. Faccio la doccia e in camera mi metto il reggiseno…la cosa mi mette in imbarazzo per quella cicatrice…però quando mi giro noto che lui nemmeno mi guarda. Provo quella orribile pressione dentro e quella sensazione familiare di abbattimento… Magari potremmo parlare di cose che abbiamo dimenticato di analizzare tanto tempo fa…quelle cose che non avevamo saputo gestire…cercare di non far crollare di più il mio mondo di certezze conquistate. …adesso non c’è più niente di sicuro, tutto è traballante, oscillante e la terra potrebbe aprirsi sotto i miei piedi senza preavviso e inghiottirmi. La mia vita è sempre più in bilico fra sopravvivere o soccombere. Come una moneta lanciata in aria che ha le medesime probabilità di cadere sul lato della testa o della croce…come un maldestro funambolo che ha la possibilità di rimanere brillantemente in aria o cadere a terra. Quando esco sola a far commissioni salgo le scale di fretta prima che torni mio marito…il cuore che batte e piange e lacrima…entro in camera, sbottono la camicetta perché dalle spalle non si sfila…quanti bottoni ha…c’è l’urgenza di fare in fretta…c’è il reggiseno da sganciare…punto gli occhi sullo specchio…mi guardo il seno (da sempre piccolo) tocco ogni centimetro dell’altra mammella…non quella operata dove è evidente la cicatrice, ma l’altra. Ho paura, tanta paura anche se adesso riesco a guardarmi. Ma sono proprio io quella a cui hanno portato via quel pezzetto di carne? perché il mondo non è cambiato di una virgola…la mia malattia è invisibile…capisco che non ci sono spie luminose a illuminarmi…ma ho avuto un tumore al seno…rimpicciolisco la parola facendola diventare …ore….cercando di infilarla in qualche altro pensiero, per metterla in castigo, per riuscire a far finta di niente…per dimenticarla sia pure per poche ore… E’ estate e fa tanto caldo eil nuovo percorso terapeutico si fa nuovamente vicino e non c’è più niente di sensato… per fortuna la cicatrice non è così traumatizzante come credevo. Oggi mi hanno tatuato dei puntini d’inchiostro sottopelle come se servissero altri segni indelebili a ricordare la battaglia. Ma si deve fare anche la radioterapia per più sicurezza. Arrivo alla mia prima seduta …un lungo corridoio dove devo attraversare una porta con il logotipo giallo. Chiusa in una stanza dove c’è un lettino duro e freddo sul quale stendermi e rimanere immobile. Il radioterapista un ragazzo che ho visto crescere…mi vergogno ma lui mi mette subito a mio agio con simpatia e professionalità. Poi vengo lasciata sola...la macchina ronzante inclinata sulla parte del mio corpo comincia a ruotare sulla ferita. Per non pensare comincio a contare…so che si tratta di pochissimi minuti, brevi e indolori in cui l’apparecchio scarica radiazioni sul punto stabilito…uno, due, tre… sospensione e cambio di angolatura…quattro, cinque, sei sette, otto…la seduta è finita…ma devo fare trenta sedute…mi sembra non avere più pensieri tanto sono sospesa in questo attimo che sa di eternità…uno schermo sul quale scorre una realtà senza senso. Alla seconda seduta mi sento un po’ più forte anche se…non toccare mai con acqua questa parte da qui a li…e le contorsioni per fare una doccia decente…ma passerà anche questo. Torno un po’ più serena mano a mano che i giorni scorrono. E nonostante tutto mi dico che ogni ostacolo potrebbe diventare un trampolino verso una cosa più grande. E arriva la fine…non più attesa e non spogliarsi a mezzo busto, non stendersi e contare per ingannare la mente…alzarmi, rivestirmi…ringraziare. Ringraziare quelle persone così umane e che ti capiscono fin troppo…ma non ti compiangono perché dopo tutto è anche la radioterapia che ti salva la vita. Cerco di aiutarmi pensando che forse la vita per me è anche questo e che ogni momento è buono per morire…e io cosa faccio? Me ne sto seduta a guardarmi a uno specchio per autocompatirmi? Con questa parrucca non sono niente male…anzi…e se mi mettessi quelle belle scarpe con il tacco che mi piacciono tanto e che mi fanno sembrare molto più alta? E se mi mettessi quell’abito con gli orli un pò sfrangiati, quelli che usano proprio tanto…ma non saranno pacchiani per una della mia età? E se mi mettessi un po’ più di fard per far scomparire il pallore e l’ombretto marrone? E se scappassi e non facessi più niente? No, così non va...in fondo stavo già perdonandomi e stavo già archiviando un altro dolore…ho sempre avuto qualche obbligata indulgenza verso me stessa… Non c’è speranza alcuna per il mondo impazzito di rimpianti…la vita ha un modo tutto suo di prendere le cose e rovinarle… eppure è passato tanto tempo e sono accadute tante cose. Ricordo quando temevo tutto quello che poteva succedere, l’intervento, gli esami, la chemioterapia…i dubbi. Ma il nostro cuore è come un vecchio saggio che se ne sta lì seduto e aspetta…aspetta che qualcosa ci illumini, quando il nostro ego avrà deciso di lasciarci e se ne andrà via urlando e piangendo e noi ritroveremo il nostro saggio cuore… piangeremo fra le sue braccia e lui ci aiuterà asciugandoci le lacrime. A lui non sarebbe mai interessato se accarezzandoci sarebbero venuti via i capelli nel palmo delle mani…se vomiteremo o se non potremo alzarci dal letto…a lui non interessa la paura della morte con i progetti ancora inconclusi che aspettano chiusi in un vecchio polveroso baule…supera le congetture e vi dice la giusta scelta. La mente consiglia attraverso i dubbi ma il cuore non ha bisogno d’inganni, egli ci ama…aspetterò che il mio cuore torni al solito posto e ubbidiente ai miei ordini senza balzarmi in gola rischiando di soffocarmi. Poi fu troppo tardi per te…Quella terribile parola cancro, malattia inesorabile, gelo invadente aveva subdolamente invaso la tua vita. A tradimento e senza segni apparenti soltanto con un piccolo dolore ingiustificabile per una cosa così grave…ma c’ero io da curare. Davanti a tanta devastazione nella nostra vita chi aveva avuto più fortuna? La morte aveva esaurito la sua pazienza con te forse perché si era stancata di aspettare? Certo allora avrei preferito soccombere io ma…forse la paura della morte è un istinto di sopravvivenza…forse appartiene ad ognuno di noi e al tempo stesso dobbiamo superarla per riuscire a congedarci dalla vita in pace…non ho mai immaginato un luogo in cui la paura non ha più alcun potere…in cui siamo così liberi…te ne sei andato solo nella stanza accanto…non è successo nulla e tutto resta esattamente come era. Io sono io e tu sei tu e la nostra vita insieme immutata, intatta. Quello che siamo stati l’uno per l’altra lo siamo ancora. Chiamami col mio nome e parla di me con la stessa facilità che hai sempre avuto. Non cambiare tono di voce parlando di me, sorridi e fa che il mio nome rimanga quella parola familiare che è sempre stata. Pronuncialo senza sforzo, senza che diventi l’ombra di un fantasma. La nostra vita vissuta insieme significa tutto ciò che ha sempre significato…è la stessa che è sempre stata perché c’è una continuità in essa ininterrotta nei nostri figli e nei figli dei nostri figli. Che cosa è dunque la morte se non un insignificante incidente? Perché dovrei essere lontano dal tuo cuore dal momento che non sei più con me? So che mi stai aspettando da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l’angolo. Va tutto bene…tu non sei più qui…devi allontanarti davvero perché io possa tornare al presente e uscire dalle sabbie mobili della vita…
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