Sogni d'ogni età
Chi di noi non sogna di giocare come quando era bambino? Chi di noi grandi non sogna ad occhi aperti, non ha sogni nel cassetto? Piccoli fiori senza nome che quieti si infilano in mezzo alle umane solitudini…file di anime lungo una cornice…alcune pronte al balzo della vita… altre sulla pagina del mare dove tracciano un segno di vita e figgono un punto. Il mare lo sfiora, l’afferra e rotola via…corre veloce con questo sogno e non sai dove va. Poi il tempo è come l’acqua del mare che si livella sempre e labile è la memoria. Amo tutto quello che è stato e che non è più…il dolore che ormai non fa male con l’intensità dei primi giorni pian piano s’acquieta…almeno lo spero. Come un bimbo che ride e un vecchio che trema, ogni giorno cerco inventare un nuovo “io”. Ogni giorno cerco un nuovo equilibrio, ogni giorno spero in un nuovo sole, un raggio che riempia le mie giornate e abbia larghe braccia al mio domani dove un’idea luminosa e fantastica nasca nel mio cuore a illuminare gli angoli nascosti che ancora piangono. Qualche giorno cado in un insolito stato di abulica rassegnazione. E’ come se avessi sempre saputo che quella serenità acquisita da poco tempo sarebbe finita. Adesso è cosa molto diversa, con la sensazione d’essere lontana dal mio corpo e staccata dalla realtà. Forse nei momenti più sconfortanti ci si estranea dalla realtà e ci si osserva con clinica obbiettività come stesse accadendo il tutto ad un’altra persona. E’ una difesa quasi dolce quella sensazione d’essere priva di emozioni…poi le lacrime e la chiusura totale senza cercare scampo…lasciarsi andare alla deriva senza tentare di mettere piede sulla sabbia della realtà. Dura poco fortu- natamente. Il senso di vuoto si allontana col diminuire dell’angoscia…il punto essenziale é… non voglio pietà nemmeno da me stessa. Fin dalla fanciullezza ho usato le parole scritte come sfogo all’ira e alla paura, all’amare e odiare. Scrivevo lettere che non avevano destinatari. Riflettevo attentamente e mettevo per iscritto esattamente quello che provavo, quello che volevo ardentemente che accadesse, facendo in modo che i pensieri si concretizzassero per poterli tenere in mano. Poi strappavo il tutto in minuscoli pezzettini, e spesso i problemi venivano distrutti come la carta. Forse questa abitudine avrebbe dovuto essere esternata ad uno psicanalista… poi quelle strette allo stomaco annunciatrici di furie destinate a diventare incandescenti e logoranti… aspettare che le ire sbollissero per acquietarmi e tornare a far parte della logica del vivere. Forse il tempo trascorso non significa nulla con il fato che ha operato in modo misterioso e incomprensibile… eppure il passato è immutabile e ineluttabile e ogni tanto torna ad aggredirmi. Ho fatto ciò che credevo giusto…recitato copioni scritti da me prima e dopo motivati da sentimenti. Come sarebbe stata la mia vita se…ma vorrei non lottare più con i ricordi o con i demoni dei miei ricordi perché mi fanno paura. Un’altra realtà mi assale…sono legata al mio passato per tutte le cose che ho fatto in nome dell’amore…per difendermi soprattutto dai suoi terrori, oltre alle gioie e alle estasi. A volte diamo tanto e prendiamo poco, perché spesso quello che riceviamo è nulla. Mi sento terribilmente stanca e non dormo o scivolo per poco in sogni inquieti.Ho preso l’abitudine di svegliarmi ad ore insolite con il mondo ancora buio fuori dalla finestra…silenzioso e tranquillo. Spesso la notte in quel poco che dormo ho terribili incubi ai quali sono ben lieta di sottrarmi svegliandomi. Tanti anni e tanti ricordi e rimpianti per cose che avrei voluto andassero diversamente. Quando mai la vita è perfetta? Possiamo soltanto metterci alle spalle gli errori, imparare la lezione e non ripeterli, non indugiare. Ci sono giorni in cui tutto e tutti sembra mi siano contro, ci sono giorni in cui sento un groppo allo stomaco e anche se ho tante cose da fare, non bastano a farlo andare via, in cui la sola cosa che vorrei è volare e lasciarmi andare al vento. Poi imparerò a metterle via e ad andare avanti, ma sono sempre lì e so che torneranno e torneranno sempre più forti e mi chiedo quando arriverà il giorno in cui vorrò soltanto nascondermi in un grande volo… e poi mi viene in mente il gabbiano Livingstone, e allora mi dico che se lui ce l’ha fatta allora posso farcela anche io e mi spunta un gran sorriso pensando a quanta dolcezza, forza e coraggio c’è in un piccolo gabbiano di carta…un piccolo gabbiano che ha sfidato tutto il suo mondo e cadendo e rialzandosi ce l’ha fatta contro tutto e tutti. E poi un vago senso di tristezza pensando che non esiste, ma è poi vero? Non è forse in ognuno di noi? o forse no, forse siamo in pochi a portare dentro un gabbiano Livingstone, a cercare qualcosa o qualcuno in cui credere e per cui lottare e metterci tutta l’anima per arrivare al traguardo… E in fondo in fondo il sogno vero non è quello di trovare un gabbiano Livingstone con cui volare insieme? Milioni di stelle punteggiano il cielo, capocchie di spillo di speranza che mi confortano con la loro immutabile certezza. Questa mia vita d’adesso è difficile da immaginare in questo telo di cielo così vasto…il tempo è come su un fulcro, oltre il punto di non ritorno…tutto quanto distorto, rifratto come una luce attraverso lenti. Rileggendo queste pagine, pagina dopo pagina ne sono uscite le parole con i dubbi e le domande che ancora mi turbano. Su queste righe ho ritrovato i sentimenti che mi apparten- gono. Dicono che questo viene chiamato la solitudine dello scrittore, ma il realtà non è così perché non si è mai soli…potrà capitare che chi mi leggerà proverà le medesime emozioni… infondere immagini in variegate figure del dire e nella misura intensa del trasmettere. Direi che quando penso alla mia vita, alla mia biografia, tendo ad organizzarla intorno alle grandi passioni che l'hanno motivata. Le passioni sono dei forti organizzatori, danno un forte senso alla vita. E, se penso a tutta la tradizione culturale, in un certo senso posso vedere come essa sia stata un'espressione delle passioni, una semantica delle passioni. La vita delle passioni ti mette di fronte alla rischiosa vulnerabilità della natura umana. Noi subiamo la forza delle passioni, siamo come appassiti di fronte al loro dispiegarsi e ai loro effetti. Le passioni forti in particolare, come l'odio o il risentimento, l'amore e l'orgoglio, offuscano la nostra capacità di ragionamento. Stati d'animo come la tristezza o la malinconia modificano la percezione della realtà. Il nostro mondo non è più lo stesso. Le passioni si insinuano fino al punto da farci abitare in una realtà diversa, piena di possibilità e di avventure, oppure vuota e arida. La determinazione della volontà è anche indebolita o sviata dal moto delle passioni, che ci portano ad agire in modi di cui potremmo rammaricarci o sentirci colpevoli. A porre riparo alla passività della passione si presenta il meccanismo cristallino della ragione, della visione limpida e fredda e del volere governato dalla razionalità. Molte immagini, piene di fascino e di seduzione, concorrono a presentarci le cose in questo modo.Non voglio sapere quanti di questi ricordi siano reali o inventati, mi interessa solamente lo scenario che hanno nella mia memoria dove metto e tolgo a piacere personaggi, luoghi e situazioni, dando loro virtù che forse non hanno mai avuto. Forse il tempo che rimpiango non è mai esistito o forse ero troppo giovane per comprenderlo a fondo. L’aver vissuto emozioni diverse fa parte solamente della leggenda privata della vita, quella mia, che al momento non ho voglia di definire e sento che sto bene, che la vecchia corazza che mi arrugginiva la pelle si è sciolta ed ha lasciato soltanto un poco di polvere come segno della sua presenza, o della sua assenza. Mi fermo e guardo il cielo e ricordi belli di vita riaffiorano…la ragazzina dai bellissimi sogni e fantasie…la donna che sta qui, spesso molto triste e sola, matura in questo viaggio alla scoperta di se stessa, alla rivelazione spesso terribile del suo io che si relaziona col mondo…è tutta una ricerca…ma forse non è vana finché riesco a prestare orecchio al fruscio della vita e non rinuncio ad assaporare le piccole gioie dell’esistenza. Percepisco i ritmi del giorno e della notte nella condizione di quella quiete che mi serve per colmare quel vuoto che non soltanto è interiore ma intorno a me. E poi dietro agli occhi c’è tutto…le cose vissute come dietro a degli occhiali che ti possono cambiare prospettiva, negarti visioni a lunga scadenza, avere filtri o essere coloratissimi. Adesso che si è placato il furore di antichi uragani il lieve sussurro di risacca e il soffio della brezza del mattino è una preghiera per me. Le onde schiumanti che si infrangono sugli scogli violacei con i pensieri che scivolano liberi rincorrendosi quasi come le onde che accarezzano le rocce per poi ritirarsi dopo averle schiaffeggiate. Di fronte al lento ancheg- giare del mare mi lascio cullare da ciò che ricordo…poi le onde si fanno ruggito…vento forte di sogni e uragani di pensieri…un gabbiano stanco su uno scoglio grigio, agitare di promesse… il rosso sbiadito di una boa che si solleva con le onde in un dondolare paziente che non finisce mai. Nella vita ho anche vissuto esperienze fondamentali…ho creduto alle cose quanto bastava per renderle speciali. Ho dovuto affrontare fatti che mi hanno tormentato per parecchi anni, ho superato ostacoli e imparato ad essere me stessa. Un bravo psicologo direbbe che tutti cerchiamo di raggiungere quella meta elusiva ma anche tortuosa che è la felicità. Poi c’è anche una cosa che tutti abbiamo bisogno: le risposte e l’amore e se non l’amore l’amicizia e se non l’amicizia il cameratismo e se non il cameratismo la considerazione, il sapere che vieni ascoltato. Le donne e gli uomini nell’idea introduttiva del matrimonio, sono abili nell’ingannarsi ponendosi assurde aspettative. Alcuni ripongono fragili sogni in una valigia pensando che il compagno o la compagna devono essere devoti a vita…ma questa è altra storia… Un decennio fa, nonostante l’età , mio marito ha ancora bei capelli e folti, pancia piatta e fisico asciutto ed è sempre attento, premuroso. Vado in bagno a guardarmi allo specchio… il mio viso ricambia lo sguardo. Un viso che comincio ad accettare, ma il mio corpo no dopo che mi ha colpito a tradimento. E’ una cosa tremenda parlare con uno specchio e costruirne tutto un film. Faccio la doccia e in camera mi metto il reggiseno…la cosa mi mette in imbaraz- zo per quella cicatrice…però quando mi giro noto che lui nemmeno mi guarda. Provo quella orribile pressione dentro e quella sensazione familiare di abbattimento…Magari potremmo parlare di cose che abbiamo dimenticato di analizzare tanto tempo fa…quelle cose che non avevamo saputo gestire…cercare di non far crollare di più il mio mondo di certezze conquistate con …adesso non c’è più niente di sicuro, tutto è traballante, oscillante e la terra potrebbe aprirsi sotto i miei piedi senza preavviso e inghiottirmi. La mia vita è sempre più in bilico fra sopravvivere o soccombere. Come una moneta lanciata in aria che ha le medesime probabilità di cadere sul lato della testa o della croce…come un maldestro funambolo che ha la possibilità di rimanere brillantemente in aria o cadere a terra.Quando esco sola a far commissioni salgo le scale di fretta prima che torni mio marito…il cuore che batte e piange e lacrima… entro in camera, sbottono la camicetta perché dalle spalle non si sfila…quanti bottoni ha… c’è l’urgenza di fare in fretta…c’è il reggiseno da sganciare…punto gli occhi sullo specchio… mi guardo il seno (da sempre piccolo) tocco ogni centimetro dell’altra mammella…non quella operata dove è evidente la cicatrice, ma l’altra. Ho paura, tanta paura anche se adesso riesco a guardarmi. Ma sono proprio io quella a cui hanno portato via quel pezzetto di carne? perché il mondo non è cambiato di una virgola…la mia malattia è invisibile…capisco che non ci sono spie luminose a illuminarmi…ma ho avuto un tumore al seno…rimpicciolisco la parola facendola diventare… ore… cercando di infilarla in qualche altro pensiero, per metterla in castigo, per riuscire a far finta di niente…per dimenticarla sia pure per poche ore…E’ estate e fa tanto caldo e il nuovo percorso terapeutico si fa nuovamente vicino e non c’è più niente di sensato… per fortuna la cicatrice non è così traumatizzante come credevo. Oggi mi hanno tatuato dei puntini d’inchiostro sottopelle come se servissero altri segni indelebili a ricordare la battaglia. Ma si deve fare anche la radioterapia per più sicurezza. Arrivo alla mia prima seduta …un lungo corridoio dove devo attraversare una porta con il logotipo giallo. Chiusa in una stanza dove c’è un lettino duro e freddo sul quale stendermi e rimanere immobile. Il radioterapista un ragazzo che ho visto crescere…mi vergogno ma lui mi mette subito a mio agio con simpatia e professionalità. Poi vengo lasciata sola...la macchina ronzante inclinata sulla parte del mio corpo comincia a ruotare sulla ferita. Per non pensare comincio a contare… so che si tratta di pochissimi minuti, brevi e indolori in cui l’apparecchio scarica radiazioni sul punto stabilito…uno, due, tre…sospensione e cambio di angolatura…quattro, cinque, sei sette, otto…la seduta è finita…ma devo fare trenta sedute…mi sembra non avere più pensieri tanto sono sospesa in questo attimo che sa di eternità…uno schermo sul quale scorre una realtà senza senso. Alla seconda seduta mi sento un po’ più forte anche se…non toccare mai con acqua questa parte da qui a li…e le contorsioni per fare una doccia decente…ma passerà anche questo. Torno un po’ più serena mano a mano che i giorni scorrono. E nonostante tutto mi dico che ogni ostacolo potrebbe diventare un trampolino verso una cosa più grande. E arriva la fine… non più attesa e non spogliarsi a mezzo busto, non stendersi e contare per ingannare la mente… alzarmi, rivestirmi…ringraziare. Ringraziare quelle persone così umane e che ti capiscono fin troppo…ma non ti compiangono perchè dopo tutto è anche la radioterapia che ti salva la vita. Cerco di aiutarmi pensando che forse la vita per me è anche questo e che ogni momento è buono per morire…e io cosa faccio? Me ne sto seduta a guardarmi a uno specchio per autocompatirmi? Con questa parrucca non sono niente male…anzi…e se mi mettessi quelle belle scarpe con il tacco che mi piacciono tanto e che mi fanno sembrare molto più alta? E se mi mettessi quell’abito con gli orli un pò sfrangiati, quelli che usano proprio tanto…ma non saranno pacchiani per una della mia età? E se mi mettessi un po’ più di fard per far scomparire il pallore e l’ombretto marrone? E se scappassi e non facessi più niente? No, così non va... in fondo stavo già perdonandomi e stavo già archiviando un altro dolore…ho sempre avuto qualche obbligata indulgenza verso me stessa…Non c’è speranza alcuna per il mondo impazzito di rimpianti… la vita ha un modo tutto suo di prendere le cose e rovinarle… eppure è passato tanto tempo e sono accadute tante cose. Ricordo quando temevo tutto quello che poteva succedere, l’intervento, gli esami, la chemioterapia…i dubbi. Ma il nostro cuore è come un vecchio saggio che se ne sta lì seduto e aspetta…aspetta che qualcosa ci illumini, quando il nostro ego avrà deciso di lasciarci e se ne andrà via urlando e piangendo e noi ritroveremo il nostro saggio cuore…piangeremo fra le sue braccia e lui ci aiuterà asciugandoci le lacrime. A lui non sarebbe mai interessato se accarezzandoci sarebbero venuti via i capelli nel palmo delle mani…se vomiteremo o se non potremo alzarci dal letto…a lui non interessa la paura della morte con i progetti ancora inconclusi che aspettano chiusi in un vecchio polveroso baule… supera le congetture e vi dice la giusta scelta. La mente consiglia attraverso i dubbi ma il cuore non ha bisogno d’inganni, egli ci ama…aspetterò che il mio cuore torni al solito posto e ubbidiente ai miei ordini senza balzarmi in gola rischiando di soffocarmi.Poi fu troppo tardi per te…Quella terribile parola cancro, malattia inesorabile, gelo invadente aveva subdolamente invaso la tua vita. A tradimento e senza segni apparenti soltanto con un piccolo dolore ingiustificabile per una cosa così grave…ma c’ero io da curare. Davanti a tanta devastazione nella nostra vita chi aveva avuto più fortuna? La morte aveva esaurito la sua pazienza con te forse perché si era stancata di aspettare? Certo allora avrei preferito soccombere io ma…forse la paura della morte è un istinto di sopravvivenza…forse appartiene ad ognuno di noi e al tempo stesso dobbiamo superarla per riuscire a congedarci dalla vita in pace…non ho mai immaginato un luogo in cui la paura non ha più alcun potere…in cui siamo così liberi…te ne sei andato solo nella stanza accanto…non è successo nulla e tutto resta esattamente come era. Io sono io e tu sei tu e la nostra vita insieme immutata, intatta. Quello che siamo stati l’uno per l’altra lo siamo ancora. Chiamami col mio nome e parla di me con la stessa facilità che hai sempre avuto. Non cambiare tono di voce parlando di me, sorridi e fa che il mio nome rimanga quella parola familiare che è sempre stata. Pronuncialo senza sforzo, senza che diventi l’ombra di un fantasma. La nostra vita vissuta insieme significa tutto ciò che ha sempre significato…è la stessa che è sempre stata perché c’è una continuità in essa ininterrotta nei nostri figli e nei figli dei nostri figli. Che cosa è dunque la morte se non un insignificante incidente? Perché dovrei essere lontano dal tuo cuore dal momento che non sei più con me? So che mi stai aspettando da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l’angolo. Va tutto bene…tu non sei più qui…devi allontanarti davvero perché io possa tornare al presente e uscire dalle sabbie mobili della vita…
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
21-01-2016 | Redazione Oceano | Ricordi che ripercorrono le tue righe, colmi d’emozioni strette al foglio come le parole all’intensità della tua anima. Leggendoti non si può non riflettere e trovare nella propria dimensione tutto ciò che è stato errore, percorso, scelta o omissione ma comunque e sempre il Viaggio o “il sogno d’ogni età”. |