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Ora ho tempo

Ora ho tempo, tempo vuoto che prima forse non mi sono potuta concedere…ora mi sforzo di riempirlo questo 
tempo, di metterlo a fuoco e di fare l’abitudine ai silenzi sempre più ampi e agli spazi vuoti. 
Avrei voluto scrivere, inventare storie perché la scrittura è un’attività in cui quello che pensi e senti 
è davvero importante. Una simile scelta fatta inizialmente per proteggermi sarebbe stata splendida, ma 
se pensavo di volerla fare al meglio, scoprivo che il mio equipaggiamento emotivo era arrugginito e 
quindi incapace a questo compromesso.

Adesso quando provo a scrivere trovo anche finalmente comprensione per me stessa, per qualunque cosa 
sia ciò che immagino…poi cerco di trasferirlo sulla carta per il punto d’incontro in cui mano e mente 
si  intersecano e allora il reale e l’irreale si combaciano…

Le ragioni che si deducono per non aver fatto qualcosa spesso sono così illusorie! C’era anche una 
parte di me che sentiva che poteva essere pericoloso forare il sottile strato protettivo sulla mia 
anima. Certe cose â€" le cose più terribili- sono così. Non è una lezione da imparare, non c’è una 
spiegazione utile. A volte non c’è spiegazione e basta, rimani quindi alla fine sola con te stessa e, 
se hai la fortuna la comprensione di qualche amico.

Poi mi accorgo che tutto è solamente una crepa nello scorrere del tempo, diventato comprensibile come 
in un sogno dove si confondono giorni e anni. Questo tempo che adesso  percepisco più intensamente; 
ne percepisco la sua essenza scivolare tra le dita con l’impossibilità di fermarlo o afferrarlo. 
Però questo tempo è anche niente…passerà, innaturale, allungato o distorto, fatto di ore e ore, giorni, 
mesi e anni! Un circolo vizioso in cui si ritorna sempre al punto di partenza. Il tempo è  anche 
relativo… giorni interminabili passati ai banchi di scuola, dietro una scrivania al lavoro, in un 
pomeriggio assolato a  


giocare con le bambine piccole o a passeggiare con il sole fermo alto nel cielo e senza un alito di 
vento che muova le foglie sugli alberi; ore a camminare sola sulla sabbia bianca, fresca e soffice 
lungo un mare azzurrissimo; giorni in una stanza d’ospedale accanto a te  a controllarne i segnali
 vitali; ore lunghissime, ora brevissime a percepire la morte scesa sul tuo volto finalmente sereno 
e in pace! Per continuare a vivere abbastanza serenamente basta venire a patti con il cambiamento, 
anche se i giorni a volte scorrono veloci o strisciano lenti…domani o domani l’altro tornerà tutto 
come prima…e se solamente ci credi si avvererà!
Tu sei rimasto in un angolo remoto della mia mente; non sei più una quotidiana consapevolezza, ma 
continui a vivere lì, a metà strada tra il ricordo e il non ricordo. Diffido molto di  chi racconta 
di infanzia aggiustata per giustificare la persona imperfetta o infelice che sei diventata. 
I ricordi si selezionano come tessere: si cerca di eliminare quelli che non servano, e si ricostruisce 
il puzzle delle grandi colpe. Ma le tessere scartate non sono andate distrutte completamente perché 
di tanto in tanto ne emerge qualcuna…la mente ci si concentra con cautela, la paura di riaggiustarne 
il ricordo è altrettanta a quella di riesumare quelli cancellati ed essere così costretta a fare una 
nuova realtà.

Molte volte ci sorprendiamo da noi della fase discendente della vita, ma poi miracolosamente ritroviamo 
un certo equilibrio come se quel crollo avesse riparato sia pur il minimo essenziale il nostro meccanismo.
Quando non si fa altro che rivivere la propria vita, alla fine ci si ritrova esausti sbattendo sempre 
contro la stessa porta chiusa facendola sembrare storia antica fra le esperienze reali e la vita 
quotidiana.

Si è sempre affermato che pensieri ed emozioni hanno un valore evoluzionistico e se non lo avessero 
noi ne saremmo privi. Il pensiero è un  


meccanismo valido ed  efficiente senza il quale noi ci troveremmo a mal partito. Con l’intelletto 
possiamo venire a capo di una vasta gamma di problemi che se la soluzione fosse programmata in anticipo 
richiederebbe un enorme dispendio di energie, ma con la capacità di ragionare e apprendere i pensieri 
forgiati dalla nostra mente ci consentono di fare quello che facciamo e di essere quello che siamo. 
La sofferenza ci aiuta a essere più spirituali, perché quando si è felici le parole sono brevi e dolci, 
quando siamo tristi le nostre parole sono lunghe e intense: tenendoci stretti alla tristezza per la 
perdita di una persona cara impediamo a chi ci ha lasciati di fare ciò che deve fare dall’altra parte 
legandoli ancora a questo mondo e impedendo loro a lasciarli andare. Tanti sono i miei pensieri: alcuni 
vaghi, altri sospesi tra realtà e fantasia, altri vivi e aperti come ferite ancora pulsanti. Quelli 
più pericolosi e che fanno paura, spesso si rimpiccioliscono e si accartocciano come una pallina di 
fogli di carta che si può stringere in una mano, poi rimbalzare e rilasciarla facendola rotolare via 
non appena tutto si fa un poco più doloroso, come le domande rimaste senza risposta e che da sempre 
vorrebbero sfidare il silenzio e l’oblio dove sono rimaste.


La storia della nostra vita, quella vera, è sempre una sola, nonostante le zone d’ombra, le domande 
prive di risposta e quelle che non abbiamo mai osato fare. Nella versione vera o falsa che siamo 
costretti in un modo o nell’altro a farne tornare il conto, a volte  si materializzano  immagini che 
riannodano i fili dei pensieri tempestati ora da nuove immagini che si ripresentano con insistenza 
senza aver idea da dove nascano e perché. 
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Pubblicata il 25-04-2016

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Commento dell'autore

pagine dal mio libro
di narrativa
"Pensieri, poesie... realtà"