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Cerco far tacere questa inutile notte
distrutta dalla fatica del mio vivere
come tenace veglia di indomito guerriero.
Il giorno ore furibonde e impavide forze
a cercar di  riconquistare la mia dignità.
Salgo sul monte per essere nell’ultima quota,
più vicina a Dio, vagando persa fra oscure vie…
l’angoscia inventa una sera come tante.
E’ sereno il cielo da quassù…
Il firmamento manciate di stelle…
Di una campana sento il suo rintocco
nel vento caldo che canta morbido.
Penetrante e dolce il suo lamento…é
l’attesa di tornar a respirare e sognare…
ma ho paura da sola…tanta paura…
C’è da sempre il fremere d’una presenza,
incontro-scontro con una dura realtà…
estatico osservare al di là di apparenze e dubbi…
eppure non è successo niente???