Maria Teresa Infante è... come quando dice che la tal poesia "è una disamina metaforica delle umane incoerenze e mediocrità, ma soprattutto una speranza e un invito alla pace o che la freccia della malvagità e dell'odio è stata intinta dall'angolo nero ribellatosi a Dio nel settimo cerchio, ne settimo girone dell'inferno dantesco, quello dei violenti verso il prossimo".
E ancora: "La speranza è che le lacrime della nostra terra crescano feconde spargendo frutti sani e che le violenze siano estirpate. Ecco, come quando". I riferimenti in corsivo sono proprio dell'Autrice, la quale tiene a precisare alcuni dettagli inerenti alla stesura di una lirica, dal titolo "Il regno" una narrazione prosastica speciale, ma non unica, non era forse necessario che lei spiegasse (infatti ne ho riportato solo qualche frase), pero probabilmente ne aveva bisogno, era come se volesse proseguire il discorso iniziato scrivendo quelle sofferenze, quei presagi, quelle visioni. Io credo che lei sia una meravigliosa creature capace di vedere veramente quello che sta scrivendo, ecco forse ho trovato una definizione che le calza a pennello. Lei "vede". Esattamente come l'obiettivo della macchina fotografica, capta e ferma, fissa l'oggetto, il tempo, il momento, l'immagine. Anche quella più sfuggente, più vaga, indefinita. Maria Teresa si cala nella scena e si riempie di pezzi di puzzle che poi, minuziosamente, ricompone.
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"C' è sempre una ragione" non è altro che la traslitterazione letteraria delle perenni elucubrazioni mentali, di una mente mai doma e mai sazia, che ha inteso dare un seguito alla prima silloge poetica pubblicata nel 2012, in un percorso cronologico mentale ed artistico privo di fratture, in un crescendo di pensiero che rimane immutato nella sua essenza e nelle sue percezioni, ma che acquista più forza espressiva e coraggio, che si sveste della veste pudìca e osa nel dire.
In questa silloge ho provato a darne una visione generale, scegliendo tra liriche in versi sciolti, come la moderna poetica richiede per rispondere a esigenze di immediata estemporaneità e genuinità di pensiero e liriche in perfetti dodecasillabi, aforismi, acrostici, poesie in prosa. Un pot pourri, insomma, che non annoi il lettore ma lo trasporti nel mio mondo; che sia gradevole alla lettura senza lasciare mai nulla al caso, in cui ogni parola ha la sua intensità di pensiero come solo la poesia può fare, o meglio la "quasi poesia", perché Lei è inarrivabile, inavvicinabile, è astrazione pura e logica perfezione, è immaterialità... Lei è Poesia.
Io sono io, ciò che ancora non so di essere.
Un grazie di cuore a coloro che mi leggeranno e un arrivederci alla prossima a chi ancora non lo ha fatto.
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