La befana vien di notte...
Il professor Duval guardò le nuvole mentre la moglie gli domandava: “ Allora, mon chéri, cosa ti è piaciuto di più della nostra vacanza? ”. “ Oh..beh…il giardino botanico di Pamplemousses è certamente très, très joli. Tutte quelle piante esotiche, gli sconfinati baobab, l’albero che sanguina, la palma che cammina….” “ Lo zenzero, i fiori di loto ” continuò ad enumerare la consorte “ la palma della suocera con tutte quelle spine….” “ Già, ricordami che devo mandarne una a tua madre appena arrivati a Nizza, domani è la sua festa”. “ Domani? Perché? ”. “ E’ il 6 gennaio! ”. “ Spiritoso……”. “ Più di tutto però mi ha impressionato quella specie di palma che aspetta 66 anni prima di fiorire. Fiorisce una sola volta e, quando lo fa, esplode vestita di un milione di fiori bianchi, poi muore. Mi ricorda le supernove, che al termine della loro lunga esistenza gridano al cielo al colmo dell’egoismo “ Io esisto, io ci sono! ” con una deflagrazione di inconcepibile potenza, e brillano per alcuni giorni come gli altri 100 miliardi di astri della galassia di cui fanno parte. In un ultimo, spettacoloso guizzo di vita la palma e le supernove annunciano spudoratamente al creato la loro esistenza”. “ E’ vero. Anche il gallo al mattino, col suo chicchirichì, dimostra una buone dose di egoismo ed esibizionismo, non trovi? ”. ( la moglie di monsieur Duval, da vera francese, non si lasciava scappare l’occasione di citare i galli ). “ Certo, tesoro mio ” la confortò il famoso professore, recente premio Nobel per la chimica. L’esimio scienziato continuava intanto ad osservare le nuvole, il loro rincorrersi con i mutevoli cambiamenti di forma. Avvicinò il capo all’oblò, mentre la voce dell’altoparlante disse: “ Signore e signori, vi preghiamo nuovamente di allacciarvi le cinture, stiamo per attraversare una zona di turbolenza ”. L’aereo, un enorme quadrimotore in grado di ospitare 300 persone, sfrecciava verso nord-ovest 10 chilometri sopra la punta delle piramidi egiziane. “ Mia cara, da quassù è bellissimo. Le nuvole del brutto tempo sono laggiù in fondo, incollate al suolo. Quelle alte come noi sono soltanto cirri, le più intrepide a salire ed inoffensive. Guarda! Noi vediamo il rosso del tramonto in lontananza ma sotto di noi, in Egitto, è già notte, vedi laggiù? E’ tutto buio ”. “ Perché voliamo così in alto? ”. “ Perché questa altitudine è l’ideale compromesso per consumare poco carburante nei lunghi voli intercontinentali. L’attrito, così in alto, è molto minore per la rarefazione dell’aria, meno densa ma ancora non così tenue da non creare una forza di portanza in grado di sostenere l’apparecchio. Siamo velocissimi, sai? 900 chilometri l’ora, cioè in quattro secondi percorriamo 1000 metri”. “ Sì! Ho visto che sbirciavi di continuo i dati di volo che appaiono sullo schermo: altezza, velocità del vento, temperatura esterna e così via ”. “ Sì, è estremamente interessante, è la prima volta che facciamo un viaggio così lungo ”. “ Certo che col premio che ti hanno dato a Stoccolma quattro settimane fa di viaggi di piacere ne potremo fare molti, in futuro ”. I coniugi Duval, dovete sapere, si erano decisi a concedersi finalmente quella stupenda vacanza all’ isola Mauritius proprio dopo l’annuncio, fatto in ottobre, del prestigioso riconoscimento attribuito dall’Accademia Svedese al chimico francese, che aveva passato un’intera esistenza dedito esclusivamente al lavoro ed allo studio ( in particolare degli alti polimeri fluorurati, che l’avevano innalzato al Nobel ). Quindici giorni prima erano partiti dall’aeroporto Charles de Gaulle di Roissy e, dopo due settimane di sole al tropico del Capricorno, negli istanti della discussione appena riportata si trovavano sulla via del ritorno, 10.000 metri sopra il Nilo e circa alle 18 del pomeriggio di un 5 gennaio. Ora stavano rievocando gli attimi più belli di quella lieta vacanza adagiata nell’estate australe. Il famoso scienziato, con gli occhi sempre appiccicati alle alte nubi che stavano tagliando, disse: “ Posso affermare che più delle spiagge bianchissime incastonate di conchiglie e coralli, contornate dai neri scogli vulcanici e immerse nelle varie tonalità di blu dell’oceano indiano, mi ha colpito la serenità con cui l’intreccio di razze che costituisce la popolazione dell’isola affronta la semplice esistenza quotidiana e l’armonia che regna per ogni dove, nonostante le tante diverse religioni ”. “ Già ” lo interruppe la moglie “ è incredibile che ogni abitazione Hindù abbia in giardino quel piccolo tempio bianco con, appesa a due alte canne di bambù, una coppia di bandiere rosse sventolanti. Bellissimi poi i templi Tamil, zeppi di statue colorate con le tonalità più impensate, a differenza di quelli Hindù, bianchi, semplici, spogli ”. “ Sì, stupendi! E Hindù, Tamil, Cristiani e Musulmani vanno d’amore e d’accordo ”. “ Forse perché si sposano solo se della stessa religione: mogli e buoi dei paesi tuoi! ”. “ Mogli e tartarughe dei paesi tuoi, in questo caso. E sai cosa mi dispiace di più? ”. “ Cosa? ”. “ Non aver potuto assistere alla cerimonia del Divali, che quest’anno cadeva il 4 novembre ”. “ Che cosa è? ”. “ Ho letto che è una delle più importanti feste del calendario Hindù, e si tiene in onore della dea Lakshmi, sposa del dio Vishnù. E’ la dea della bellezza e della ricchezza, dispensatrice della fortuna. Ritorna sulla Terra in occasione del Divali e visita le dimore solo di chi è di una pulizia morale irreprensibile. Divali, sai, proviene dal Sancrito “ Dipavali ” che significa “ una fila di luci ”. E’ per questo motivo che si vedono dappertutto, la sera della grande festa, lampade in terra cotta e luci elettriche accese per guidare la dea verso le case. L’isola Mauritius è illuminata da migliaia di lampade e lumicini. Deve essere uno spettacolo davvero indimenticabile! ”. “ Ci ritorneremo per il 4 novembre, se proprio ci tieni. Ormai puoi permettertelo, mio caro. E per questo che hai comprato quella bella lampada in coccio per il nostro caro nipotino? Vuoi raccontargli la storia del Divali? ”. “ Certo, gliela farò trovare nella calza della Befana, domattina. Beata innocenza, ha nove anni e crede ancora a queste favole! ”. L’esimio professore proferiva queste parole mentre le hostess si accingevano a servire la cena, sempre con lo sguardo incollato oltre l’oblò che, spesso e resistente, garantiva loro un confortevole tepore, a dispetto dei meno 50 gradi Celsius in cui passeggiavano gli alti cirri. Improvvisamente Duval scorse sulle bianche nubi l’ombra di un….qualcosa, un puntino che pareva procedere di concerto con l’aeromobile. “ Chi mai ci segue? ” si chiese tra sé e sé ed aguzzò la vista. Il puntino si avvicinava velocemente aumentando nel contempo di dimensioni. Fino a quando monsieur Duval vide…….vide un’anziana signora , in verità poco avvenente, che a cavalcioni di una scopa ( utensile che viaggiava a 900 chilometri l’ora! ) procedeva in direzione parallela all’aereo. Duval era immobile. Osservava il proprio corpo incapace di alzare un solo dito, paralizzato dallo stupore. La signora all’esterno lo salutò con un cordiale sventolio della mano destra e disse (Duval lo intuì dal movimento delle labbra ): “ Buonasera, professore! ”. Il francese era sempre stato educatissimo, fin da piccolo, e quindi si fece coraggio riuscendo infine a spiaccicare un: “ Buonasera, ehm…madame”. Nessuno lo ascoltò, perché la moglie si era alzata proprio pochi istanti prima per recarsi alla toilette a rifarsi il trucco e gli altri passeggeri erano impegnati nel consumare la cena. “ Dove va di bello, professore? ”. “ Oh, beh, torno a casa mia, a Nizza. Sono stato in vacanza alle Mauritius. Ma lei come fa a conoscermi? ”. “ La sua fotografia era su tutti i giornali, qualche settimana fa ”. “ E lei cosa fa? ” chiese Duval che non sapeva bene come comportarsi ma a cui sembrava garbata quella domanda. ” Devo essere in Sicilia tra due ore ”. “ Perché, se non sono troppo indiscreto? ”. “ Vado alla elezione di questa notte ”. “ L’elezione? Quale elezione? ”. “ Ma, professor Duval, andiamo! Che ingenuo! Non mi dirà che non sa che stanotte arriva la Befana! ”. “ Certo che lo so, non sono mica così tanto ignorante! ”. “ Appunto! Io mi reco, assieme a migliaia di altre arzille vecchiette provenienti da ogni parte del globo, alla riunione da cui uscirà la vincitrice, colei che stanotte e domani percorrerà i continenti per riempire le calze dei bimbi ”. “ E questa ….riunione, come la chiama lei, questo convegno insomma, si tiene in Sicilia? ”. “ Certo! ”. “ Forse a Taormina o ad Erice? ” buttò là Duval, tentando di azzeccarci. “ Ma no! ” sorrise la vecchina “ E’ nella pancia del vulcano ”. “ La pancia del vulcano? ”. “ Ma sì! Tutte noi ci ritroviamo tutti gli anni, verso le 20 della vigilia dell’Epifania, all’interno dell’Etna, nel quale si può entrare solo dalle bocche aperte in superficie. Giunte là ci trucchiamo un po’, ci vestiamo di stracci scuri e poi ci mettiamo pazienti in fila ad aspettare il responso ”. “ Il responso? Sotto l’Etna? ” Duval era esterrefatto. “Mais oui, monsieur!” “ Forse mi prende in giro ” pensò Duval per un attimo. “ Aspettiamo tutte eccitate con ansia il responso, insomma il nome della vincitrice…la nuova Befana”. “ E ….chi fa parte della giuria? ”. “ Giuria? Ma professore! Non lo sa che i meandri del grande vulcano sono da tempo immemorabile la dimora prediletta di Ade? Non ha studiato la mitologia greca? ”. Il premio Nobel era incredulo. “ Non è possibile ” pensò “ Dunque, parbleu! Cerchiamo di ragionare: io sono uno scienziato neanche tanto male, una persona razionale, e sono qui su di un aereo a 10.000 metri di altezza e… E STO PARLANDO CON UNA SIGNORA, LA CUI MASSIMA ASPIRAZIONE E’ DIVENTAR BEFANA, SEDUTA SU UNA SCOPA LA’ FUORI! Ci deve essere una spiegazione. Che diavolo mi sta succedendo? ”. “ Ehi professore, ma mi sente? Ora io devo sbrigarmi, mi aspettano. Volevo solo spiegarle ancora che il dio delle tenebre ci passa scrupolosamente in rassegna e poi assegna alla più brutt…volevo dire alla più adatta il ruolo di Befana. E’ lui solo che decide. Beh…buonasera, professore ”. Duval vide la scopa aumentare vertiginosamente di velocità ed iniziare a precedere l’aereo nel suo volo verso nord. La coppia ( signora più scopa ) stava diventando via via più minuta, fino a ridursi nuovamente ad una piccola briciola, ad un puntino che oramai surclassava l’aeroplano in rapidità. La moglie ritornò in quel momento, vide il suo volto e subito gli disse: “ Non ti senti bene? ”. “ No…no, sto benissimo, merci ” le rispose il luminare Duval paragonando mentalmente, chissà perché, la fila delle vecchine imbellettate in attesa di Ade con i tanti lumi del Divali che aspettavano Lakshmi. Non avrebbe potuto condividere la prima parte del suo pensare con nessuno, neppure con la consorte e quindi tacque: chi gli avrebbe creduto riguardo ad un interessante colloquio tra un premio Nobel ed una quasi-Befana? Sdraiato sullo sconforto si mise a sfogliare, senza vedere niente di ciò che i suoi occhi guardavano, la rivista che teneva in grembo e rifiutò persino il cibo ( “ Tanto non ho appetito ” fu il suo commento rivolto alla gentile nonché efficiente hostess ). Ma le sorprese, per l’illustre chimico, non erano ancor terminate. Un’ora e mezza dopo, con il cervello ancora tra le nuvole ( in tutti i sensi ), trovò l’ardire di dare un’occhiata al panorama attraverso l’oblò. Ormai era sera inoltrata e tutto era avvolto dall’oscurità. In lontananza si scorgevano le fioche luci degli insediamenti urbani, piccoli o grandi, paesi o città. Vide anche, sotto di lui, un fiume di color arancione acceso, una cosa quanto mai inaspettata. Comprese che stavano transitando sopra la bocca enorme e spalancata dell’Etna, quel foruncolo della Terra in quel periodo decisamente infiammato. Era in atto in quei giorni, infatti, una consistente colata lavica e piccoli massi ardenti e ceneri si riversavano dal ventre del vulcano verso la grande isola, con esplosioni aeree e scorribande terrestri. “ Forse Ade è un po’ arrabbiato…” pensò il francese, subito scacciando con un sorriso quella balzana idea della sua fantasia. Le tenui luci segnaletiche di posizione dell’aeroplano gli permettevano di scorgere nelle vicinanze solo piccoli batuffoli di cotone, le parti delle nubi più prossime e le uniche illuminate. Ma Duval vide anche…sembrava…ma sì! Come una nuvola di moscerini, tanti piccoli punti neri che, visibili solo per contrasto con il tenue biancore delle nubi, correvano velocissimi in orizzontale verso il centro del cratere e, una volta raggiunto quel luogo, si buttavano a capofitto verticalmente verso la grande famelica voragine sotto di loro. Dalle fauci spalancate del pianeta zampillavano lapilli incandescenti scagliati in aria a centinaia di metri d’altezza……ed entravano invece centinaia di puntini neri che, incuranti di possibili urti con i pericolosi massi uscenti, si dirigevano decisi verso la superficie. Capì che quei punti altro non erano che le candidate Befane, capì che effettivamente erano migliaia, che l’arzilla nonnina non gli aveva mentito: migliaia e migliaia di entità, somiglianti a vecchie streghe, ognuna con relativa scopa, si ammassavano impazienti di partecipare alla riunione. L’arancione delle ferite della Terra si presentava tappezzato dai neri punti delle vesti delle mature signore e contornato dalle gialle luci delle illuminazioni delle città della costa siciliana. USCIVANO CENERI E LAPILLI ED ENTRAVANO …SCOPE E ZITELLE! Una scena indescrivibile, uno spettacolo al tempo stesso infernale ed affascinante. Non riuscì ad allungare il braccio verso la moglie quel tanto che bastava a richiamare la sua attenzione, proprio non ci riuscì. Giurò perciò a se stesso di non fare mai, per nessun motivo, parola con alcuno in futuro dell’accaduto, ma il resto del viaggio vide un Duval cupo, distratto, stralunato, colpito da quelle signore che si erano tuffate nel vulcano. “ Chissà a quale originale idea scientifica starà lavorando ” pensò la moglie che conosceva bene le sue stranezze. Il volo però non riservò al chimico altre alchimie, ma dato che abbiamo deciso di accompagnarlo sulla via del ritorno ecco come andò a finire: i due coniugi, come del resto il comandante, le hostess e gli altri passeggeri, giunsero in tarda serata al Charles de Gaulle, a Parigi, con un atterraggio impeccabile. Dopo il meritato riposo notturno, i nostri abbronzati turisti si imbarcarono alle prime luci dell’alba del 6 gennaio per Nizza, e lì li ritroviamo, lei sorridente e lui sempre imbronciato, presso l’uscita passeggeri dell’aeroporto della Costa Azzurra, dove la premurosa, giovane segretaria del famoso personaggio corre incontro alla coppia per offrire aiuto nel trasporto dei bagagli. Con uno smagliante sorriso sul volto accoglie il proprio principale con un: “ E allora, professor Duval, cosa le ha portato di bello quest’anno la Befana? ”.
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28-02-2016 | Redazione Oceano | Scorre come un fiume di parole il tuo dire ed è ritornare bambini in un fantastico viaggio. L’ immaginazione avvolge lo sguardo, che gusta avidamente il volo, e tra razionalità e sogni il verdetto è ben fatto: “E allora, professor Duval, cosa le ha portato di bello quest’anno la Befana?”. |