L’ammirevole libro di Piovene, Viaggio in Italia è il frutto di un lungo viaggio durato tre anni (1953/1956). Pubblicato nel 1957, era finalizzato ad un ciclo di trasmissioni radiofoniche, per conto della Rai, onde descrivere quel momento di trapasso che andava registrandosi nella nostra nazione. Il testo è uno dei più interessanti della letteratura odeporica del Novecento italiano. Ed ecco quanto vi si apprese all’epoca dall’autore.
La Puglia è la regione in cui più si averte l’Oriente. I baresi ricordano come una favola recente gli anni in cui gli albanesi traversavano il mare carichi di monete d’oro. Essa ospita un’immensa mescolanza di razze. Vi è il sangue normanno e svevo, per cui i pugliesi possono essere anche biondi con pelle chiara, nordici anche nel carattere; presenta villaggi in cui si parla il greco antico, o si parlava fino a pochi anni fa; altri in cui risuonano persino parole francesi.
La grande mescolanza non genera colore locale, ma piuttosto il neutro e l’amorfo; ed invece sviluppa la civiltà, l’intelligenza, l’astuzia, che sono doti dei pugliesi.
Gli albanesi consideravano Bari il proprio mercato. San Nicola, venerato a Bari, è anche un santo della Russia. Altro carattere orientale che al viaggiatore di passaggio potrebbe sfuggire, è la segretezza di cui rimane ancora avvolta la vita femminile. Le donne vivono in disparte, non come nel passato, ma più che nelle altre terre del Sud. Poco si vedono nei caffè e nei ristoranti; alcune vie sono precluse ad esse dalla consuetudine.
La Puglia è un mosaico di razze ed un miscuglio di linguaggi. Bari smentisce i luoghi comuni sul Mezzogiorno. Commerciale e borghese, ha scarse tradizioni di aristocrazia baronale e terriera, a differenza di Lecce e Brindisi. Il tipico barese medio è parco, dedito ai propri affari, affezionato al risparmio. Lo si vede in bottega, fino a ora tarda, con l’uscio socchiuso, concentrato sui conti.
Il barese ed il pugliese in genere hanno un elevato gusto della pulizia. Anche nelle vie più povere gli abitanti non cessano mai di strofinare le case, lucidarle, dare la calce ai muri esterni. La casa pugliese è bianca, scarna ed asciutta: alcuni “sottani” di poveri sono uno specchio.
Bari è divisa tra una parte moderna che ne occupa la gran parte, dalle ampie vie, regolari, diritte, disposte a reticolato; e una parte vecchia con le viuzze strette, aggrovigliate al riparo dei venti, l’opposto si direbbe della città borghese che la circonda. In Bari vecchia, viene a galla il vero costume della Puglia. Sono le budella d’agnello, arrostite e vendute all’aria aperta, che diffondono l’odore nelle viuzze senza vento, sono i bambini che giocano a tarocchi sui gradini della cattedrale. Lì si svolgono le zuffe dei piccoli giocatori.
Bari ha un’università che soffre per sovrabbondanza di iscritti. La cultura barese fa perno sulla casa editrice Laterza che pubblica le opere di Benedetto Croce. La casa editrice Laterza deve la sua solidità ad un’amministrazione cauta di carattere familiare. Gli spiriti conservatori baresi son raccolti intorno al quotidiano La gazzetta del Mezzogiorno, il più grande giornale edito a sud di Roma. I nuclei culturali baresi sono più importanti di quelli della stessa Napoli, sebbene, come avviene con casa Laterza, influiscano più sugli ambienti lontani che sull’ambiente cittadino.
Il favonio, vento del Sud, soffia sul lungomare e sulle ampie vie che vi sboccano. La vite, l’olivo e il mandorlo sono le piante della Puglia; ed anche la sua principale ricchezza ma specie intorno al nord di Bari, la terra è tappezzata di orti con pomodori, peperoni, le insalate, i finocchi, i cavolfiori, la cicoria e le rape. Le mandorle pugliesi, tonde, le migliori del mondo, perché le più dolci e oleose, si esportano in tutto il mondo.
La Puglia è la regione che produce più vino. Una delle grandi bellezze di queste terre sono i pergolati d’uva che sul finire dell’estate sembrano accrescerne la luce, tanto risplendono di grappoli fitti e dorati. La Puglia è dunque agricola e commerciale, vi fioriscono i grossi esportatori che in genere sono anche proprietari di terre.
A distanza di oltre sessant’anni come viene raccontata l’odierna Bari da Giuliano Foschini, reporter per i “Viaggi” del Venerdi di Repubblica? La prima differenza evidente è la ricca presenza di turisti in città, tanto da risultare la più piena dopo Vieste. Ragazzi e ragazze passeggiano per le strade del centro storico, in “Bari vecchia.” Magari fanno pure un bagno a Pane e pomodoro o sul lungomare di San Girolamo.
Unico neo, la mafia non se n’è andata. Si è trasformata, investendo sulle attività ricettive e turistiche. Altri decisivi influencer, a mio avviso, sono stati dapprima il mitico Lino Banfi e poi Checco Zalone i quali, con l’accattivante gergo barese e i riferimenti ai costumi pugliesi, con i loro film hanno presentato la nostra bella realtà territoriale. Per non parlare delle più recenti produzioni con la bella Lolita Lobosco, nata dalla penna locale di Gabriella Genisi. La casa del commissario è in prossimità della cattedrale, il palazzo di questura ha il mare di fronte, inoltre a bordo di un’ape car ha scarrozzato per tutto il lungomare barese.
Insomma presa d’assalto da turisti, escludendo questa triste parentesi di chiusura per via del Covid, l’antico e un tempo malfamato centro storico del capoluogo pugliese sta vivendo un suo momento d’oro. Grazie agli investimenti e ad un innato spirito di accoglienza che non passa inosservato.