L’Altra Elena di Simona Martorana

È la guerra di Troia da un punto di vista diverso dal solito, narrata dalla voce potente ed evocativa, della ninfa Enone, figlia del dio fluviale Cebreno, che si innamora di Paride pur sapendo che le porterà solo dolore

Leggere questo libro induce a due importanti considerazioni letterarie e culturali; la prima, evidentissima, certifica che l’autore è una donna, per la delicatezza dell’esposizione letteraria inconfondibile all’occhio attento del critico esperto; la seconda, trattandosi di una tragedia storica, epica e mitologica, esercita una sicura attrazione verso i cultori di un’educazione umanistica e classica.
Questa branca del sapere, nella quale sono cresciuto, educato ed istruito e della quale ne vado fiero, indirizza ad una vita sociale colta ed orientata, verso principi morali e umani al di sopra del comune sentire: onestà, buon senso e propensione naturale a sentimenti come magnanimità, lealtà, generosità e rispetto verso il prossimo.

Premesso queste ovvie ma necessarie considerazioni, mi accingo, con piacere, a parlare di questo magnifico lavoro della prof.ssa Martorana.



La narrazione, estremamente interessante dal punto di vista letterario, ha evocato in me piacevoli ricordi, lontani ormai nel tempo, a quand’ero un ragazzetto, agli anni dei primi studi umanistici, a quando frequentavo il ginnasio e poi liceo classico Ximenes della mia città. Quanti ricordi legati alla lettura e allo studio dell’Iliade! Ero un “fan” di Ettore, il glorioso eroe troiano ucciso in duello dal greco Achille che, contrariamente, non godeva di particolare stima da parte mia, vista la sua fama di invincibile. Figlio di Peleo e della Ninfa nereide Teti, appena nato venne immerso dalla madre nel fiume Stige, tenuto per un tallone, cosa che gli consentì l’invulnerabilità, fatta eccezione di quel punto, che non era stato immerso. La cosa avrà poi un tragico seguito nell’epilogo della guerra di Troia.
Al liceo, studiando l’Eneide, mi sono sentito sentimentalmente legato alle genti di Ilio, poichè Enea, nella sua sosta sui territori che hanno visto i miei natali, proprio alle pendici del Monte Erice, seppellì il padre Anchise, prima di ripartire per il Lazio, dove creò i presupposti per la futura fondazione di Roma, lasciando però a Trapani alcuni dei suoi compagni.
Il titolo del libro pone un interrogativo retorico alludendo ad una seconda Elena, moglie del re greco Menelao re di Sparta, la quale, rapita dal troiano Paride, sarà la causa scatenante della Guerra di Troia, protrattasi per lunghi dieci anni. Ma chi è in realtà questa Enone di cui parla il romanzo?

Si tratta di una giovanissima ninfa fluviale che viveva alle pendici del monte Ida, nei pressi di Troia. Con lei comincia la vicenda raccontata, con molta immaginazione, dall’Autrice, un inizio piuttosto drammatico perché descrive proprio la fine di Enone.

Da un punto di vista temporale è ambientato verso la fine della Guerra di Troia, e appare evidente quello che sembra un suicidio disperato per la perdita del suo grande amore, in sintonia con la conclusione tragica e inevitabile di una guerra annunciata da profeti e premonitori greci molti decenni prima e che avrebbe coinvolto e distrutto un intero esercito e rasa al suolo un’intera città.
A porre fine fu l’inganno astuto ideato da Ulisse, valoroso condottiero e re di Itaca, che ingegnò il famoso cavallo di legno entro le cui viscere furono nascosti diversi guerrieri greci che di notte, uscendo dal ventre del cavallo, appiccarono fuoco alla città di Troia. La città fu distrutta e la maggior parte dei suoi abitanti uccisi. Ma questa è storia che tutti conosciamo.
Anche nel romanzo della Martorana il personaggio principale è Paride la cui figura è un compromesso tra un aitante e abile giovane troiano ed un essere spregevole, che vìola di ogni legge sull’onore. Destinato sin dalla nascita a danneggiare la sua città e i suoi concittadini, si innamora perdutamente di Elena dimenticando la misera Enone che, da piccola, lo aveva trovato in una radura decidendo di tenerlo con sé e di non sottrarsi all’amore per Paride pur sapendo che le porterà solo dolore.

Paride, prima di concludere la sua disgraziata esistenza in battaglia, ucciderà Achille, colpendolo con una freccia proprio al tallone, ma sarà a sua volta ferito dai dardi di Filottete un guerriero greco, zoppo. In fin di vita, invoca la presenza di Enone sperando che possa guarirlo, ma Enone giunge troppo tardi e Paride muore. Il resto è la conclusione ripetitiva della scena con cui ha inizio il romanzo. Enone, dopo aver scritto una lettera di addio, non resiste al dolore e si getta da una finestra sulle fiamme che sprigiona la pira sulla quale giacciono le spoglie di Paride. Le sue ceneri risorgono nel corpo di una Fenice che vola alla volta del monte Ida dove c’è suo figlio, Corito, per vederlo un’ultima volta.
Una prosa accattivante, quella di Simona Martorana, morbida e leggera, pregna di una fervida immaginazione e di valide capacità di regia rappresentativa, supportate, oltre che dalla sua diamantina cultura umanistica, da una lunga esperienza professionale di educatrice e insegnante.

Posted

16 Apr 2020

Critica letteraria


Vittorio Saltarelli



Foto dal web





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