Figlio di un eminente pensatore fautore dell’utilita-rismo quale fu J. Bentham nonché dell’associazio-nismo psicologico , John Stuart-Mill è uno degli spiriti più illuminati del suo tempo, tra cui ricordiamo, quale esempio, la sua lotta per l’emancipazione femminile nel suo libro del 1869, Sulla schiavitù femminile.
La sua filosofia con il suo Sistema di Logica (1843) rappresenta il miglior approfondimento non solo del positivismo ma della miglior tradizione empirista inglese.
Il suo punto di partenza è la riduzione della realtà a “stati di coscienza” donde ne discende una critica radicale e strenua alla logica tradizionale.
Così s’articola la sua critica alla logica “associazio-nistica” troppo “meccanicista” del padre da cui fu educato.
Il pensiero fenomenologico ed ontologico di Heidegger tende a rivolgersi all’uomo come soggetto e non come pura oggettualità, quindi bandendo ogni reificazione, ogni riduzione all’uomo come una cosa, ma semmai concependolo come un tutto uno, globale: come veramente è, come si realizza e si progetta nel mondo: coglierlo nella sua essenza (chi è, come è, il mondo in cui è). Tale pensiero sarà ripreso anni dopo dall’esistenzialismo, ma il grande filosofo tedesco non fu esistenzialista, anche se scambiato per tale.L’intenzionalità di Husserl diviene, nell’opera di Heidegger del 1927, presenza, esser-ci, essere-nel-mondo. Così s’intende, contro ogni metafisica tradizionale, la trascendenza. Heidegger rompe ogni scolastica filosofica, metafisica, proprio affermando che la trascendenza è essere-nel-mondo, rompendo la dicotomia tra soggetto ed oggetto, illuminando la soggettività come globalità e trascendenza.
Scettico di una psicologia come scienza autonoma ma, nonostante tale scetticismo, ampliò e rinnovò lo studio della psiche, non solo nel campo della psicologia animale ma anche in quella umana
Sebbene lo scienziato russo, che studiò anche in Germania, si dichiarò sempre scettico nei confronti della psicologia come scienza – ribadendo tale concetto anche in un convegno internazionale del 1929 – la sua importanza è basilare nella psicologia scientifica.
Disinteressato alla vita pratica (tanto che la moglie, si dice, gli rammentasse di ritirare lo stipendio), Pavlov fu uno studioso eccezionale. Assorbito dalle proprie ricerche, cercò di portare su un piano obiettivo le attività superiori della psiche. Raccolse l’eredità del fisiologo Sechenov (morto nel 1905) che, in uno studio neurofisiologico del 1863, aveva anticipato I riflessi cerebrali (sua opera base). In tale opera si sosteneva apertamente che ogni atto, conscio o non conscio, è riflesso. Tuttavia, Sechenov non è passato nella storia della psicologia in quanto esplicitamente la volle ridurre questa materia al pretto dominio fisiologico e neurologico.
La corrente psicologica che aprirà allo studio della memoria e dell’apprendimento che avranno un influsso molto importante nelle scienze a venire
L’idea che un fenomeno psicologico attira l’altro, è il principio base che assumono determinati scienziati per lo studio dello sviluppo mentale.
Un’idea A richiama «automaticamente» B. Facciamo un esempio: il suono di una colonna sonora di un film mi richiama quel film e non un’altra pellicola. Il problema fu già affrontato da filosofi del calibro di Aristotele e Platone. Si veda in tal caso il Della memoria aristotelico dove il filosofo greco tenta di spiegare la legge di associazione in quanto un’idea, un’immagine ci riporta, ci rimanda a ricercarne un’altra: è la cosiddetta “caccia ai ricordi sepolti nella nostra memoria”.
Tutto l’empirismo inglese classico non ha smentito mai l’associazionismo e in particolar modo Hume nel suo noto Ricerca sull’intelletto umano (An Enquiry Concerning Human Undestanding) , ha individuato le leggi del perché e del come avviene l’associazione:
– la rassomiglianza;
– la contiguità di tempo e di luogo;
– la causalità.
Rilevante nel suo capolavoro "Cristo si è fermato ad Eboli", l’autentica dimensione di vera umanità che sprigiona l’uomo nella sua semplicità, intesa nell’accezione più positiva
Carlo Levi con il suo Cristo si è fermato ad Eboli , ha segnato un punto di arrivo nella nostra letteratura ed ha varcato le soglie delle Alpi per il valore intrinseco dell’opera stessa.
Medico, pittore, intellettuale che gravitava attorno al gruppo torinese anche per la grande amicizia che lo legava a Gobetti, si scagliò con intuito magistrale contro la politica del «futurismo» nel quale vide una forma retorica servile e facinorosa che si ricopriva di modernità senza per altro esserlo o aver – quantomeno – il coraggio di andare sino al fondo delle cose.
La sua vita (morì a Roma nel 1975) fu all’insegna della coerenza: fu cofondatore della formazione azionista «Giustizia e Libertà», partecipò alla Resistenza e più volte imprigionato, esule o al confino infertogli dal regime fascista.
Associazionismo: dall'empirismo classico inglese e scozzese alla tradizione francese, è in Germania e in Russia che trova i suoi massimi esponenti
L’associazionismo, ha i suoi precedenti nell’empirismo classico inglese (Locke) e scozzese (Hume) nonché nella tradizione francese trionfante con Étienne Bonnot abbé de Condillac. Il teorico di tale movimento nel Regno Unito ha avuto la sua massima espressione con il filosofo John Stuart Mill. Eppure l’associazionismo trova la sua acmé in Germania con Ebbinghaus e in Russia con Pavlov (il grande fisiologo). In effetti la situazione della filosofia inglese è particolare: un sempre sano empirismo l’aveva contraddistinta, restando meno metafisica della filosofia europea continentale.
Studioso di filosofia e medicina, fu un uomo introspettivo dedito ai momenti di raccoglimento e allo studio. Uno dei suoi obiettivi fu quello di separare la psicologia dalla filosofia, trasformandola in scienza e dimostrando che era una branca della conoscenza autonoma, alla quale dare il giusto riconoscimento
Come abbiamo visto, agli albori di una psicologia come scienza che sorge con sospetti e diffidenze, per presentarsi “autonoma” deve affrontare il problema del metodo.
Quale metodo usare per investigare la natura dei fenomeni mentali?
Wundt usa il termine Selbstbeobachtung che corri-sponde ad “autocontrollo”, “auto-sperimentazione”. Per Wundt si diventa auto speri-mentatori, auto-osservatori o auto-indagatori dei nostri stessi espe-rimenti.
Con Saba assistiamo ad un’esperienza originale nella nostra poesia anche perché l’isolamento - de facto - del poeta deve intendersi in ampia accezione e tutto questo giovò molto alla sua espressione genuina e vitalistica, profondamente erotica che s’estende in tutta la sua poesia che è il quotidiano non tanto dimesso ma rivalutato nei suoi aspetti più essenziali e veri. Il nostro poeta era triestino, di madre ebraica e di padre “ariano” che «cristianamente» abbandona la famiglia prima della nascita del poeta (questi lo conoscerà molto tardi).
È la Trieste dell’impero Austro-ungarico dove la Kultur germanica fa la parte del leone, infatti, sebbene fosse il Saba – cittadino italiano – la sua prima lingua fu il Tedesco. Autodidatta, senza un’unità familiare, sradicato e combattuto tra Kultur tedesca e Cultura italiana, quasi per rivendicare la sua origine italiana, resta estraneo ad ogni fermento in atto in Italia come il Futurismo ed altre correnti di cui andavano per la maggiore.
La nascita della psicologia come scienza autonoma è fatta risalire ad un gruppo di studiosi che, riuniti attorno alla figura del fisiologo Wundt, diedero vita a Lipsia, nel 1879, al primo laboratorio di psicologia sperimentale
Psicologia è una parola composta da due etimi derivanti dal greco antico (psyché - lógos) che letteralmente significa “studio o discorso attorno all’anima”. È proprio tale vocabolo anima a indurre in equivoci e forse anche questo ha contribuito ad inficiare lo sviluppo stesso, auto-nomo, della psicologia come scienza autonoma. Purtroppo anche oggi si abusa del termine “psicologia” e di ogni sua aggettivazione; ad esem-pio, “quell’uomo ha un intuito psicologico”, “la psicologia del Man-zoni” e via elencando.
Poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano. È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo.
D’elevata statura è Giuseppe Ungaretti e la sua vita molto ha influito in tante decisioni che potrebbero essere discusse come lo “interventismo” e il suo “avvicinamento” al fascismo.
Di famiglia toscana nasce nel 1889 in Egitto, le sue prime esperienze (significative nella poesia, In memoria, che porta la data 1916) che ritroviamo, in un certo modo, trasposte in poesia come quella sopra citata dove c’è tutto un preciso riferimento esistenziale: “suicidio”, “nomadismo”, “crisi di valori”. È Ungaretti che in fondo si sente nomade. In che senso?
Scrittore, saggista e poeta. Ingegnere di professione, si è distinto per il suo stile originale e innovativo nella scrittura e nella capacità di dialogare e convincere, di educare e di esporre attraverso un codice comunicativo chiaro, quello semplice della conversazione
Un autore tanto affascinante quanto difficoltoso è di certo Carlo Emilio Gadda, (nato a Milano nel 1893 e morto nel 1973), dagli interessi enciclopedici, (si confronti il miglior saggio mai apparso su tale singolare scrittore, cioè La disarmonia prestabilita di G. Carlo Roscioni, Torino, Einaudi 1975, 2° ed.; propriamente a p. 57 dove si riporta sommariamente ciò di cui voleva occuparsi il Gadda; un vero e proprio “Mare magnum” (del sapere), “il mito del sapere enciclopedico”: op. cit., pp. 56-57).
La ricerca genetica aveva definitivamente liquidato l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, distinguendo in modo chiaro e lampante la differenza tra il Genotipo (il patrimonio genetico ereditario) e il Fenotipo (i caratteri esteriori) tipici dell’essere vivente.
Quindi quest’ultimo, pur venendo a contatto con l’ambiente circostante, non avrebbe per nulla influito sulla trasmissione dei caratteri genetici ai discendenti che è funzione spettante al genotipo. Il che suonò come una bestemmia nella Russia stalinista. Intaccava il cosiddetto “materialismo dialettico” e le scoperte genetiche del Mondo Occidentale furono viste come un attacco al marxismo e ai suoi principi (confondendo, tra l’altro, il mondo umano, storico, che è ben diverso da quello naturale).
Nel Settecentenario dantesco, pur riconoscendo il Fiorentino padre della nostra lingua, oggi non si potrebbe scrivere la grande Commedia umana traslata nei tre regni dell’Aldilà in modo didascalico.
Mi riferisco al complesso e dissonante, se non dissacrante, libro poetico di Maria Teresa Infante, Extrema Ratio.
Nell’opera dantesca vige un ordine medievale: la Natura è creata, assume rispetto ai Greci che non conoscevano la creazione un segno negativo.
In nuce, tutto – uomo e natura – sono figli di Dio e lo devono venerare, seguendo valori cristiani o creduti tali.
Nella odierna glocalizzazione noi abbiamo o crediamo – meglio ancora – di aver perso ogni tipo di mitologia e rito, come abbiamo ampiamente suddetto invece certa ritualità permane negli atti quotidiani. Potrei fare una lunga lista di esempi come “la luce pendula”, il “cornetto”, quest’ultimo poi nel bacino napoletano è molto usato e deve essere rigorosamente regalato oltre ad innumerevoli altre superstizioni folkloristiche o tradizioni religiose, vedi ad esempio l’albero di natale, che permangono in maniera” inconscia” nella nostra società nonostante le diverse forme culturali.
Oggi si è portati a usare il termine “ideologia” in senso svalutativo e spregiativo in quanto Marx e il marxismo (e non solo) han dato a tale concetto il valore di “falsa scienza” però, se andiamo alle radici etimologiche e storiche, vedremo come tale vocabolo, spesso usato a sproposito, sia completamente diverso: in nuce la semantica si diversifica dal-l’etimologia però tale ha un suo insito valore.
Abbiamo già parlato nei numeri precedenti dei riti di passaggio e d’iniziazione sia nel guerriero che nel matrimonio completamente diversi secondo le culture. Ormai il guerriero non esiste più in quanto il servizio di leva è diventato volontario, per cui generalmente gli Stati pagano i futuri militari affinché servano, più che la patria, gli interessi politici (il servizio militare di leva veniva ascritto nei cosiddetti Ruoli Provvisori).
Protagonista tormentato degli eventi del proprio tempo, è uno tra gli scrittori più moderni della letteratura latina. Affascinato dalla morale stoica, riuscì a piegarla alle esigenze della vita pratica. Lo dimostrano i suoi molteplici scritti, grazie ai quali la riflessione romana raggiunse il massimo livello nell’ambito della filosofia morale
La frase succitata in esergo di Lucio Anneo Seneca resta di una attualità sconcertante nonostante tanti secoli siano trascorsi. Anche se non prenderemo in esame il pensiero del filosofo stoico della tarda latinità, partiremo da questo suo pensiero per affrontare un problema attualissimo della nostra società. Per essere precisi, cultura deriva da colere, coltivare: si coltiva, si ara un campo affinché sboccino i fiori così come si coltiva la mente affinché noi si possa avere una visione non dogmatica ma critica della realtà.
Subito il filosofo stoico introduce anche il più profano in filosofia nel valore della condivisione.
In realtà, contro ogni visione narcisistica del conoscere per il conoscere, c’è un’ottica diversa, autentica: si conosce per agire, per sviluppare determinate doti nell’altro da noi. L’arte, e in genere la cultura, non hanno così un carattere élitario ma universalistico, non esiste più la netta scissione tra cultura colta e pseudo-cultura.
Italo Svevo: Dopo "Una vita" e "Senilità", il suo terzo romanzo "La coscienza di Zeno" è considerato oggi uno dei capolavori della narrativa europea del Novecento
II protagonista de La coscienza di Zeno è una persona altamente suggestionabile che non sa resistere per la sua disposizione d'animo, neppure ad una sigaretta. Così, intossicato dal fumo, si rivolge alle cure di uno psicanalista e ripercorre la sua vita al presente, rievocando soprattutto i conflitti interni (alla scoperta dell’inconscio: in effetti consiste questa terapia che ltalo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, conosceva direttamente per aver letto l'opera freudiana).
Ciò che veramente è sofferto – forse in prima persona? – è il ricordare i suoi conflitti con il padre, il volerlo superare, visto che il genitore lo considerava un buono a nulla. Zeno Cosini, lo psicanalizzato, personaggio principe del romanzo, non crede in realtà alle sue potenzialità, non crede in se stesso ed è per tale motivo che ogni sua azione si rivelerà un fallimento.
Sebbene l’argomento della sessualità desti molta curiosità, gli antropologi ne sanno ben poco in quanto finisce il rito sessuale dell’accoppiamento che viene praticato privatamente, lontano da occhi indiscreti. Pertanto la descrizione che noi abbiamo dei riti copulativi è dovuta a osservazioni non dirette bensì a testimonianze riportate. Molte notizie le ritroviamo in Malinowski (1922, trad.it. Vita sessuale dei selvaggi in Melanesia nord-occidentale) che ha riportato in modo dettagliato i rapporti sessuali nelle isole Tobriand (Arcipelago del Pacifico sud-occidentale appartenente alla Papua Nuova Guinea,).
Sacro e profano: IV parte. In foto Guerrieri Niam-niam o nyam-nyam, ora il popolo Zande o Azande, un gruppo etnico del Nord Africa Centrale
Abbiamo constatato, nei numeri precedenti, come nell’antica Grecia la pederastia non poteva essere considerata alla stregua di un vizio deprecabile e condannabile, in quanto forniva un rito di passaggio iniziatico alla futura classe guerriera, almeno a Creta o a Sparta di stirpe dorica. Tale pratica omosessuale la troviamo anche oggi nelle tribù Azande del Sudan.