Ode all'artista selvaggio |
Ti chiamavano Ligabue ma eri Antonio Leccabue camminavi randagio tra le nebbie padane. Eri commiserato canzonato tu artista da strapazzo considerato pazzo. Una tela un piatto di fagioli due tele polenta e baccalà. Con gli occhi spiritati il viso corrugato la mente in confusione schizzavi colori a volontà. La tua creatività prendeva forma in animali selvaggi famelici com'eri tu. Te ne andasti lassù portando l'arte naif in Paradiso un coro d'Angeli suonò e la terra t'onorò. |