Oltre i sassi la cattedrale d'ulivi |
Sogno ancora quel muretto a secco che varcavo in certe albe serene quelle di rugiade radenti, azzurrine mi portava negli spazi di silenzi e ombre giganti tra gli ulivi più vecchi, addormentati. Non mi curavo di ginocchia levigate dai sassi frustate dai rovi, dai giunchi più bassi neanche dei tanti starnuti di prima frescura. Vegliavo i rumori lievi della campagna rubando alla natura la quiete dei prati e correvo ad abbracciarli tutti i maestosi manieri dai fusti nodosi, avviluppati e respiravo i loro casti lamenti al primo vagito dello scirocco tra i rami quando il flusso leggero solleticava le foglie soffiando dispettoso sulle gocce di brina. Sogno ancora quel muretto a secco che volgeva ad Oriente, alla marina baluardo di gotiche atmosfere porta dischiusa di cattedrali all’aperto. Gli antichi giganti come cavalieri del tempio immobili, marmorei, sculture di Dio custodi dell’aria e madri e figli e linfa. Guerrieri di pace! Mi perdevo nel loro alito, nel tepore divino e indossavo i raggi sospesi di pulviscolo, densi fiondati tra i pertugi del fogliame. Ascoltavo l’eco dei risvegli, il battito della terra. Ora temo che oltre le pietre sconnesse le contorte radici, le mie radici d’infinito divelte dall’ariete che espugna la cinta davanti agli occhi umidi…divampi il deserto. |