Il bavaglio |
Hanno la bocca sbavante, ingorda di encomi alla carriera: patacche di latta smaltata appese al bavero e carta igienica ovattata per fondoschiena di genuflessione. Hanno bocche di lingue lamate “barba e capelli” e un calcio basso per colpire in fondo, alle spalle. E gli onesti? In processione! Sono petali di rosa sfibrati, staccati dalla corolla, senza redenzione. Escrescenze da estirpare! Guai ad alzar la testa, lassù il nodo scorsoio è pronto per la gola e un boia col dente d’oro attende rapace sghignazzando sotto il cappuccio. Il cappio insaponato dell’imbroglio s’innalza maestoso sulla forca, inamidato sulla nuca, sul collo, sul fossato. Nessun cruccio! Nessun reato di lesa maestà. E’ qui la festa del pubblico ludìbrio? - Entrate trionfanti, c’è posto sugli scranni donne e bambini e vecchi e lestofanti, tutti quanti -. Dei pupari in colletto bianco è la storia… la porpora, la casta tra i filari, la strafotezza senza trafile e concerie maleodoranti. Quanta sofferenza la mia penna quanta carta lacrimata attende sommersa stropicciata: giù nella pattumiera, infine come testa mozzata di agnello sacrificale. Non voglio più urlare questa malaria questa mannaia che non teme giustizia. Finirà prima o poi questa tonnara si scioglierà…questo bavaglio. |