La ragazza bionda |
Piovono foglie e raggi di sole. La fiorista all’angolo appende piccole lanterne di alchechengi, ha uno sguardo malinconico e mani premurose mentre le sistema sopra un cesto di zucche in miniatura. C’è -nell’aria- odore di pioggia lontana … quasi che l’ottobre imminente, recando pesanti valigie di cumulonembi, si avvicini a piccoli passi svelti, miniature d’autunno e sfumature oro-arancio dei suoi preziosi frutti. L’Adige è una piana d’acqua arresa, calma, pare che dorma sotto i ponti che passano veloci dietro il finestrino dell’autobus strapieno. Uno sguardo distratto… e Castelvecchio è già lontano, immobile e imponente, più vecchio -anche lui- di un giorno. In piedi, la ragazza bionda parla con le amiche, sorride e mastica una gomma, poi, svelta, estrae dalla tasca un telefonino… chissà cosa scrive con dita fulminee su tasti d’olio.. In meno di mezzo minuto il telefono è sparito -di nuovo- nella felpa, assieme al suo interlocutore, nella tasca pure lui, o lei, e dentro l’autobus con noi. Gli sguardi di nessuno s’incrociano lungo le traiettorie del lunedì sera, la conchiglia del tempo ha chiuso il suo tesoro più prezioso dentro vite nascoste in attimi di trasparenza. La ragazza bionda scende, portando seco i suoi tesori… dentro la tasca un granello di sabbia principia a farsi perla. |