Sepoltura |
Inverno, e non ho bisogno di niente. L'urgenza di giungere a compimento, quella brama di crude gemme, di api in volo dall'erica al sole, tutto rimandato, perché ora è inverno. E per ogni alba di ghiaccio, ogni taglio sulle mani che si spaccano, ogni nebbia che s'insinua sotto le costole, per il pauroso silenzio dei pomeriggi infestati di spettri, per il cupo canto del gufo per ogni feroce raffica di tempesta io ti ringrazio, Dio, perché ci sono e posso seguitare a piangere cercare di dare un senso agli incubi che mi ridestano e poi decidere di dimenticare i morsi ai polpacci, i piedi che incessantemente bruciano per scalpitare indomita sulla terra nuda che per ora non m'inghiotte, avida come da oggi ha inghiottito il suo viso. |