Il fiore nel deserto |
Ho piantato un seme nell’orticello dietro casa mia col desiderio ardente di veder “nascere la vita”: improvvisamente,mi sono accorta di essere nel deserto Ho fatto una nuotata in un limpido mare,il mio Empireo,cristalli di luce col desiderio incessante di assaporare la libertas improvvisamente,mi sono accorta di essere nel bel mezzo di una tempesta Ho sognato di vedere una Fenice rubina:era bella,splendida,favolosa ho sentito un forte odore di cannella ed incenso improvvisamente,mi sono accorta che il rigor mortis si era impadronito delle sue membra Mi sento ispirata, il bisogno di metter giù nero su bianco spicciole parole. Non posso. Sono interdetta,sto affogando,sto piangendo ho perso tutto,sostengo come Atlante,il gravoso peso della sofferenza. Cos’è quella dolce brezza che nelle interminabili giornate infernali refrigera piacevolmente il corpo e l’anima? Cos’è quel dolce calore che nelle fredde e uggiose giornate invernali invade le membra stanche rinvigorendo il cuore? La fenice prende fuoco,le fiamme mi invadono,non sto più piangendo, un braccio mi dona la salvezza,non sto più affogando no,non ho perso nulla,Atlante si è liberato del suo peso le fiamme,il caminetto,casa mia,apro gli occhi:sono salva. Dentro,al sicuro dall’incubo della prospettiva nichilistica fuori,nel tumulto,nella dominanza del precariato vedo sempre e solo il deserto ma c’è qualcosa che resiste,fiero e forte,flos desertus, sarà sempre qui,viva,la mia famiglia. É un fiore nel deserto. Una figura grandiosa,rubina,un non so che di familiare vola vittoriosa: ”post facta resurgo”. |