Servo di due padroni |
Son Arlecchino, son Servitore: maschera nera e movenze d'attore. Giudicate, voi bianchi, giudicate, voi seri: recitar è difficile, ancor più esser sinceri. Una burla è la vita e noi i suoi buffoni: chi buffo per scelta e chi beffo da fuori. Ecco io per salvarmi ci scherzo e sorrido: la fortuna mi cerco e due padroni arrido. Il mio primo signore per natura è spietato: mi adora e ricambio, Verità è nominato. Il secondo, di fatto, è giocoso e perdona: truccato è salvezza e Finzione mi dona. Son servo e pur sciocco, son servo, non nego: abbraccio Apparenza, e la Realtà diniego. Voi saggi, voi onesti, voi, dico, smascherati: gioite, bravi, sorridete, ma siete camuffati. Anch'io, come Arlecchino, di giorno, rido e sbuffo: la notte, via il costume, piango, soffro e son distrutto. Concedetemi, io vi prego, vi prego, assoluzione: qual è la Verità, rispondete, schiavo son dell'emozione. |