Viaggio a San Miniato |
È come ritrovare abbracci e sorrisi nel quadro giallarancio che mi viene incontro al ritmo caldo e lento di questi quattro vagoni che portano il treno gentile ad assaporare ogni bacio di terra toscana. Olivi e cipressi, vigne e manieri, sentieri, giochi di passeri e foglie, luci tra le fronde e giù giù un torrente smilzo tra i campi, un piccolo gregge, un fiore di case e famiglie che immagino, nella religione del lavoro e dell’armonia, a far capriole per il pane e ad allevare bimbi semplici e svelti a ricordarmi di quel giorno d’ottobre quando mi raccontasti che tu, in un cantuccio dell’Est, in uno spensierato nulla, al primo raggio di sole correvi tra lamponi e betulle. È un fazzoletto tenero, di motivi a pastello, un melograno minimo il cuore di San Miniato capriola di volpe il colle assolato nota allegra di sogni aquiloni che s’adagia tra le braccia fedeli di due torri che sfogliano chiese, visi affiatati, profili di palazzi persi nella loro bellezza e ritrovi di tavoli che sanno il tempo e gli umori, isole e nidi avvoltolati nell’eterea tela bianca del tartufo. Persone scendono come me e come me si voltano accartocciano ancora una briciola d’emozione. L’ultimo mio sospiro ha sapore di ritorno mentre quest’aroma fraterno riposa nella metamorfosi della notte |